Thee Oh Sees: Ancora un bel disco dalla scena psych
Vero è che il nuovo sonoro qui non abita, tuttavia il revival psichedelico in atto da qualche anno a questa parte è divertente e vitale, incluso il recupero di cose sceme come l’headbanging ai concerti o l’air guitar (la chitarra invisibile che ‘suoni’ senza accorgerti che tuo figlio ti guarda compassionevole) a casa.
L’undicesimo album dei californiani Thee Oh Sees conferma tutto questo e risulta album che vale la pena suonare a gran volume (il play it loud è un altro recupero piacevole) e, allo stesso tempo, non manca di dettagli interessanti. Lo si potrebbe definire disco dialettico visto che associa una spinta ritmica debordante descrivibile, grazie ai due batteristi, come bi-motorik a strutture sorpredentemente articolate dove oltre alla psichedelia spuntano garage rock e stoner.
https://youtu.be/eer1S03EqUE
I pezzi non si limitano a cavalcatone furenti e talora minacciose fra psych e stoner, fra Hawkwind e Can e sfoggiano parti cantate sostanzialmente melodiche che si limitano allo strofa per lasciare il posto, quando dovrebbe arrivare il ritornello, a un riffone di chitarra o tastiere a suo modo cantabile. Questo vale per circa due terzi del lavoro; verso la conclusione entra in scena la componente malinconica del gruppo guidato da John Dwyer con il fiabesco valzer Crawl Out From The Fall Out (l’organino ricorda in modo commovente Country Joe & The Fish) e la sciabordante ballata, sempre senza ritornello, The Axis che naufraga dolce in un mare di riverberi e distorsioni. Potrebbe essere il miglior disco psych dell’anno, anche se per il momento Nonagon Infinity di King Gizzard And The Lizard Wizard si fa preferire per visionaria sgarrupatezza.
7,4/10