tortoise

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di Danilo Di Termini

Diciamo subito che questa non è una recensione del nuovo disco dei Tortoise, il primo dopo sette anni di (proficuo) silenzio, bensì un tentativo, probabilmente irrealizzabile, di comprendere quale possa essere l’indiscreto fascino del post-rock. Può darsi che questo genere musicale al suo apparire, più di vent’anni fa, abbia avuto una funzione (che peraltro mi è sempre sfuggita); ma immergersi in questa sorta di limbo musicale pretenziosamente etichettato di confine tra rock-prog, dub e jazz (?), oggi è solo irritante. In realtà se il brano che dà titolo e apre il disco riesce a malapena ad evocare le colonne sonore dei film anni ’70 di serie B (ma forse meno), quando arriva la cover di Rock On, portata in classifica da David Essex nel lontano 1973 (e se non sapete chi è David Essex non preoccupatevi), inutilmente lorda e fantasmatica, l’irritazione si trasforma in deciso disappunto. La batteria, imperterrita e monocromatica, conduce in breve tempo all’esaurimento, in totale accordo con sintetizzatori ai quali non è stata tolta la polvere da decenni; inevitabile che il singolo prescelto, Gesceap, abbia lo stesso appeal del gesso che stride sulla lavagna. Per 457 secondi. Non basta tentare la strada della ballata soul ruffiana di Yonder Blue e chiamare l’esile voce di Georgia Hubley di Yo La Tengo a risollevare la faccenda. Si sprofonda anche qui nella noia. No, non ho detto gioia.

4/10

httpv://www.youtube.com/watch?v=2Rgvt4rl4IA

Rock On

 

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