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Giornalista  autorevole, competente e polivalente (Il mucchio, Vanity Fair, supplemento ‘La lettura’ del Corriere della Sera), nonché brillante conduttore radiofonico di Rai Radio 2, John Vignola inizia a collaborare con il nostro sito sotto forma di brevi interventi a cadenza estemporanea dedicati al mondo rock e dintorni. Una lectio magistralis a puntate che, curiosamente, inizia dalla ‘ricreazione’.  

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Caro John, cominciamo dal privato: dopo tanti anni di giornalismo musicale, ascoltare musica ti piace ancora o provi un po’ di stanchezza? 

Per me sentire musica rock è sempre stata una cosa un po’ compulsiva, come leggere un fumetto o dedicarsi a cose che richiedono anche una  certa dose di divertimento, che sono ricreative e solo apparentemente poco impegnative. Sì, ascoltare musica mi diverte ancora perché significa ricreazione, ma non tanto nel senso scolastico del termine, quanto piuttosto come forma di continuo rinnovamento personale, di assimilazione piacevole. E questo al di là del fatto se la musica  sappia proporre linguaggi nuovi; quelli sono i discorsi del critico e qui non mi interessano. A livello di semplice appassionato posso dire che ho sempre ascoltato musica fuori dal mio tempo e che, per il tipo di lavoro che faccio, mi viene spesso chiesto di risalire alle origini riguardo a un artista o a un genere musicale ed è una cosa sempre affascinante. Il lato ricreativo è dunque rimasto ben presente. C’è però un po’ di stanchezza, causata dal fatto che a volte è difficile cogliere nella musica il senso della sua esistenza, un senso che peraltro c’è sempre, anche se magari non ci piace o lo troviamo deteriore. Ecco, la fatica arriva quando lascio la ricreazione per entrare nella zona dell’apprendimento, dell’approfondimento, della critica riguardo al nuovo e allora lì mi trovo nelle tenebre più assolute. Entrati in questo ambito, infatti, mi pare che tutti ci muoviamo lungo dei binari consolidati. Fino a vent’anni fa questi binari li vedevi e riuscivi a saltare da uno all’altro senza farti travolgere. Oggi siamo chiusi nel nostro tunnel e, quando vediamo una luce, o è quella di un treno che arriva e ci  travolge oppure è una luce fioca, scialba. Non abbiamo ancora sviluppato le capacità di gestire l’enorme crescita di proposte creative tutt’intorno a noi. Fino a qualche tempo fa sembrava possibile, se non dominare la situazione, trovare dei fili conduttori, ora non più. Questo riguarda soprattutto la musica, mentre i libri, per quanto escano in gran numero, richiedono una filiera un po’ più semplice. Nell’ascolto della musica a volte hai una spiacevole sensazione: il disco della tua vita da qualche parte c’è ma ti viene il dubbio che ti possa sfuggire. È come per la celebre ‘donna della tua vita’: abita in qualche luogo del mondo, ma non è detto che tu riesca a incontrarla.      

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