Marc Almond sorprende con Chaos And A Dancing Star.
Che disco particolare Chaos And A Dancing Star… Arrivato al 24 disco in studio e a 62 anni di età Marc Almond può permettersi oramai di autocelebrarsi senza i furori degli anni ’80 che lo videro, oltre che con i Soft Cell, iconoclasta performer vocale con gli Psychic Tv, Foetus e altri devastatori cultural. Poi le alterne fortune degli anni ’90 con i suoi solisti di altalenante successo commerciale e la prima decade 2000 che non fu tra le più felici, compreso un brutto incidente motociclistico…
È dal 2017 circa che la sua sorte e il suo status si sono nuovamente consolidati con un ritorno cauto ma progressivo a produzioni tra il colto (The Tyburn Tree che consiglio …) e il divertissment (l’album più recente con Jools Holland) sino ad arrivare a questo Chaos And A Dancing Star.
Le influenze del nuovo disco
Il titolo, per i più o meno eruditi, richiama una citazione dal “Così Parlò Zarathustra” di Nietzsche: “One must still have chaos in oneself to be able to give birth to a dancing star”. Ed è in questa zona tra luci ed ombre che si dipana un compendio di 13 canzoni, perlopiù raffinate torch songs che paiono già futuri classici, l’amore per il mai dimenticato Northern Soul, l’affetto per Marc Bolan … Insomma una varietà che predilige i momenti intimi e riflessivi a quelli più leggeri, ma che trova una compiutezza rara e decisamente matura.
Chaos And A Dancing Star: un approdo importante per Marc Almond
Il lavoro è stato realizzato, come il precedente The Velvet Trail, con Chris Braide, uomo da hit per Lana Del Rey e Sia. Nella sua funzione di sarto sonoro riesce a realizzare perfetti abiti musicali per Almond, il quale pare assolutamente a suo agio nel modulare un cantato oramai inossidabile, accompagnato, alla bisogna, dal fido Neal X alla chitarra bolaniana e dallo storico Martin McCarrick agli archi e loro direzione.
https://youtu.be/lTVrBN7JvPQ
Si noti la featuring assolutamente, sulla carta, improbabile con Ian Anderson che disegna con il suo celebre flautar le onde di Lord Of Mislure. Ma, in fondo, già nel 2013 Marc si era esibito con i Jethro Tull live e quindi piacere ricambiato. Disco fuori dal tempo e, paradossalmente, perfetto Zeitgeist terapeutico in quest’epoca furente e infetta…Da risentire più e più volte.
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