Definire Adrian Crowley un Nick Cave più rassicurante o un Brendan Perry più avvicinabile è certo fargli un complimento (meno descriverlo come un Damien Rice che frequenta cattivi parrucchieri). Anche perché il musicista irlandese riesce ad assimilare referenti tanto forti – e pericolosi – in un insieme riconoscibile che suona notturno ma già virato verso l’alba, introverso ma alla fine consolatorio.
Lo aiutano sia la ben impostata voce da ‘amico fidato per i momenti difficili’, sia arrangiamenti che quella voce sanno vestire in modo elegante e puntuale. A non convincere del tutto in Some Blue Morning (settimo album di Crowley) è il lavoro sulle melodie, ineceppibili nella struttura, sempre compostamente accorate e in alcuni casi piuttosto belle, ma alla lunga un po’ ferme e senza veri guizzi spaccacuore o tagli di luce visionari. Cose per cui ci vuole un talento speciale, giusto quello di Nick Cave o di Brendan Perry al tempo dei primi Dead Can Dance.
7/10
httpv://www.youtube.com/watch?v=HQJ4rS8xDGA
Adrian Crowley – The Hungry Grass