classifica 2018

Introduzione

I “Top Tom” (ma anche i “Flop Tom”) del 2018.

classifica 2018

Un affresco del 2018 in musica

L’indiscutibile perdita di centralità del rock ‘sudore e quattro quarti’ fa risultare sempre più difficile trovare linee di tendenza univocamente colorate all’interno di un’annata di musiche. In realtà sia il rock sia il suo cugino fighetto, il pop, sono oggi non tanto ambiti ben definiti quanto contenitori di linguaggi e contaminazioni, espressioni dell’unica multietnicità felice dei nostri tempi. Anche un genere che pare tutto d’un pezzo (ed è molto rappresentato nella nostra classifica) quale il rap va a pescare ispirazione, idee e campioni un po’ dappertutto. In realtà proprio nel rap, che in Italia pare un fenomeno nuovo solo perché è stato scoperto tardi, giocoforza quando è diventato mainstream, ci sono divisione forti tra nuovo (leggi trap ed emo) e vecchio (leggi rap), con cose buone da entrambe le parti .

I Top 50                                                                 

In realtà un tema caratterizzante di questi nostri Top 50, soprattutto per quanto riguarda le primissime posizioni, è ben percepibile. Mai come quest’anno artisti dati per bolsi, accusati di aver perso l’ispirazione oppure di essersi adagiati sugli allori o tra le fotomodelle hanno risposto alle accuse con guizzi di grande classe e/o intensità. Ecco allora il ritorno ad altissimi livelli dell’eroe indie divenuto popstar saccente e del pioniere new-wave che non azzeccava un disco da anni. Stesso discorso per il rapper oltre i confini della legge e la folksinger confusa. Per non parlare del vecchio hippy che si era perso nelle droghe cattive e il britpopper che giocava a fare il sapientino trendy. Li individuerete facilmente all’interno della molto eclettica sezione Top 10.

I generi della classifica di Tomtomrock

Eclettica è  a ben guardare tutta la classifica di Tomtomrock. In un periodo in cui la musica (e non solo il rock) sembra avere perso centralità emotiva (*), sembra essere andata persa anche la partigianeria di ere lontane, tipo prog contro punk o rock contro disco. A questo punto l’ascolto senza frontiere, per chi alla musica tiene ancora, diviene uno sbocco quasi naturale e ricco di soddisfazioni. E così, accanto al già citato rap, al post punk, al pop contaminato e al folk (anch’esso contaminato) spuntano la musica turca, il flamenco, le sperimentazioni colte. Vale la pena lasciarsi trasportare da queste correnti di suoni diversi che possono condurre in luoghi sorprendenti. È una scelta di apertura mentale che ha un valore persino politico.

Le nazionalità della classifica

Discorso che si collega inevitabilmente al precedente è quello della provenienza geografica degli artisti menzionati. Il classico duopolio Stati Uniti (più Canada)-Gran Bretagna resta per forza di cose dominante (con prevalenza dei nomi d’oltreoceano), mentre l’Australia perde qualche colpo. Ciò detto, il “resto del mondo” è molto più variopinto e rappresentato rispetto agli anni precedenti: Francia, Danimarca, Spagna, Turchia, Benin, Libano, Germania. Questo conduce anche a intersezioni geografiche inaspettate e spontanee, dunque senza gli estetismi etno-didattici della cosiddetta world music d’antan. Anche questo un bel segnale.

La questione italiana

Per quanto riguarda l’Italia, si è scelto ancora una volta di stilare una classifica a parte. Classifica che mostra connotati piuttosto underground. Il nostro paese non attraversa un grande momento dal punto di vista musicale (e non solo da quello, in verità). Ci sono tuttavia realtà che vale la pena menzionare e che in genere sembrano guardare all’ambito estero e non a quello nazionale (cantato in inglese incluso). Come abbiamo ripetuto altre volte, sarà per colpa di ‘tradizioni’ quali il melodramma ottocentesco o la cantautorialità degli anni ’70 del ‘900, è indiscutibile come  l’Italia fatichi a seguire l’esempio di paesi come Belgio o Danimarca, tanto per fare due esempi, che hanno deciso di stare nel mondo anziché entro i propri confini.

Per quanto riguarda invece lo strano mondo a metà fra mainstream e indie che caratterizza buona parte della musica tricolore rimandiamo a un prossimo articolo di John Vignola all’interno della rubrica da lui curata per questo sito.

L’età dei Toptommers

Scorrendo la classifica risulta evidente come si vada dai ventenni ai primi passi di carriera (fra cui uno già tragicamente scomparso) agli ultraottantenni con gloriose storie alle spalle. Nel caso dei più attempati è meritoria l’intenzione di andare alla ricerca di idee insolite in un ambito il più delle volte connotato dalla di sperimentazione. I più giovani sono invece legati al rap e allo slam, alla parola detta piuttosto che cantata, anche qui cercando di evitare la banalità.

Nel mezzo troviamo la fascia più interessante, quella degli ‘affermati creativi’ di cui si è detto prima e che viaggiano all’incirca fra i 30 e 60 anni. Hanno tutti conosciuto altre fasi sonore (in alcuni casi ne sono stati protagonisti) e adesso fanno tesoro della propria sapienza. Sono loro che tengono viva e intelligente la musica che ci piace ancora chiamare rock.

Come è articolata la nostra classifica

A fare da controcanto malriuscito ai 50 “Top Tom” provvedono i Flop Tom, ovvero tutti coloro che hanno deluso le aspettative con uscite discografiche mediocri o peggio.  Sfilano poi altri “best of 2018”: testi, video, canzoni, copertine (anche qui con menzione per chi invece si è espresso in modo infelice). Sono presenti, infine, le classifiche individuali dei ‘responsabili’ del sito, dei componenti la redazione e dei lettori che già ce le hanno inviate (e ce le invieranno).

(*) Una nuova forma di centralità sembra essere la playlist, ma se ne parlerà in altra sede.

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TomTomRock è un web magazine di articoli, recensioni, classifiche, interviste di musica senza confini: rock, electro, indie, pop, hip-hop.

Un pensiero su “Classifiche: I migliori dischi del 2018”
  1. 1:Cat Power-Wanderer
    2: Marianne Faithfull-Negative Capability
    3: David Crosby – Here if you listen
    4: Marissa Nadler-For my crimes
    5:John Hiatt- The eclipse sessions

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