Nativo del Mississippi ma vissuto a lungo a San Francisco, John Murry si fa conoscere nel 2006 con l’album World Without End, inciso insieme a Bob Frank. Si tratta di una fosca e romantica raccolta di murder ballads in chiave country-folk, tragiche storie di vita vissuta ambientate fra il 1796 e il 1961. Il lungo silenzio artistico che segue è spiegato nell’estate 2012 dai contenuti del primo album solista, The Graceless Age: un lavoro molto più drammatico e meno stilizzato del precedente, dove la vita vissuta è stavolta quella di Murry medesimo, alle prese con la tossicodipendenza da eroina e l’abbandono da parte della moglie. Soprattutto in Europa, le lunghe e tormentate canzoni che compongono il disco affascinano pubblico e critica. The Graceless Age è stato ripubblicato con qualche pezzo in più nella primavera di quest’anno e continua a suscitare grande interesse. Inevitabile a questo punto farsi raccontare qualcosa direttamente dall’artista.
di Antonio Vivaldi
La voce al telefono di John Murry è più strascicata e più alta rispetto a quella che si ascolta nei suoi dischi. L’eloquio è fluente anche se non sempre fluido, come quando racconta di un incontro con Joe Henry che s’intuisce non sia andato troppo bene. A questo punto, chi conosca le vicende umane di Murry potrebbe pensare che il musicista sia ancora visitato dai suoi demoni di tossicomane. Ci è stato detto che non è così e ne siamo felici. Sia come sia, John si dimostra persona estremamente comunicativa che (al contrario di molti suoi colleghi) non ha quasi bisogno di specifiche domande per raccontare e raccontarsi. Ecco allora, sotto forma di spunti, il sunto del caleidoscopico colloquio con lui.
La California e l’Europa
La gente pensa alla California come un luogo perfetto per reinventarsi e invece è un luogo perfetto per fallire. D’altronde è sempre stato così: nel 1849 potevi diventare molto ricco in California, ma se eri nero oppure messicano rimanevi molto povero oppure morivi. L’avidità è il motore della California. Al momento non voglio tornare in California e, più in generale, negli Stati Uniti. Vivo benissimo in Irlanda e sono molto contento di viaggiare in Europa. È una questione di affinità che non riesco a spiegare completamente, anche perché ho sempre creduto nella filosofia “dovunque tu vada, dovunque tu sia, quello è il tuo posto”.
Le persone e i musicisti
Di base le persone non mi piacciono. No, in realtà non è così, diciamo che odio le persone finché non le conosco. Ad esempio, in questi giorni sono stato intervistato da diversi giornalisti italiani e si è trattato di colloqui davvero piacevoli e così mi è venuta una gran voglia di vedere l’Italia. E poi adoro Dante. Allo stesso modo non credo nelle comunità e nello spirito comunitario, nelle scene artistiche e nell’idea che un suono sia caratteristico di un certo posto. San Francisco piace a tutti, ma per me è un posto legato anche a ricordi spiacevoli.
La crisi della musica
Non è colpa del capitalismo e non è colpa dell’industria discografica se la musica è in crisi. Forse è il rock’n’roll a essere morto. Ascolto solo dischi di musicisti morti. D’altronde la morte è una delle mie ossessioni. Sono ossessionato dalla morte, dall’amore e da Dio.
The Graceless Age
Quel disco è una confessione. Essendo cattolico, dò al termine confessione un significato profondo, spirituale. La confessione porta alla salvezza ed è uno strumento per la rinascita. La tossicodipendenza, la separazione da mia moglie sono tutte cose di cui ho voluto parlare per poterle elaborare. Sono canzoni forti quelle dell’album; ogni volta che le canto dal vivo è come se i fatti a cui sono ispirate mi tornassero davanti come fotografie, fotografie ancora nitide. Per me è fondamentale suonarle insieme a John e Michael; loro sanno di cosa parlo perché c’erano; Little Coloured Balloons ha un significato importante anche per loro e se non avessi questo sostegno emotivo faticherei a cantarla. Il disco è piaciuto molto in Europa perché è stato recepito per quello che è, per quella spiritualità di cui parlavo. Gli americani invece hanno avuto un approccio un po’ morboso, un po’ da voyeur della sofferenza. In America c’è questa forma di insensibilità per cui si pensa che chi racconta qualcosa di drammatico voglia spettacolarizzarlo e farci dei soldi.
Il futuro e John Grant
Sto cercando ancora di definire quel che faccio. Ho in mente un EP con canzoni più brevi, suoni più rock e testi più lineari rispetto al passato. Sono poi molto ansioso di incontrare John Grant, un artista con cui sento molte affinità. Guarda caso, anche lui ama l’Europa.
Il proverbio italiano
Trovo ineccepibile il proverbio italiano che dice: “Alla fine del gioco il re e il pedone si trovano nella stessa casella”.
Proverbio italiano?
httpv://www.youtube.com/watch?v=qI4HPNcul3o
John Murry – Southern Sky
Per la recensione di The Graceless Age v.
https://www.tomtomrock.it/recensioni/165-john-murry-the-graceless-age-rubyworks-2012-13.html
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