A Scuola da John Vignola - I Beatles e il Doppio Bianco | Tomtomrock

Dopo 41 anni Il Mucchio Selvaggio (cartaceo) esce di scena.

A Scuola da John Vignola - Addio al Mucchio Selvaggio

“E alla fine  l’amore che ricevi è pari all’amore che fai” (The Beatles, In The End)

E alla fine ha abbandonato le edicole, a quanto pare definitivamente, il più longevo – 41 anni – rock magazine  d’Italia. Una longevità, la sua, che non si può discutere. Nel 1977 il concetto, appunto, di rock magazine era, nel nostro paese, assolutamente temerario. Alle spalle del Mucchio Selvaggio c’erano già stati  tentativi di declinare la musica che arriva”da fuori” (dal mainstream di Ciao 2001 alle incursioni sotterranee di Gong e di Muzak seconda versione), ma nessuno aveva ancora pensato a una fanzine (perché questo era) che si permettesse articoli lunghi e anche coscienziosi su soggetti come David Bromberg, Grateful Dead e Neil Young.

http://ilmucchio.it/articoli/musica/il-futuro-non-e-scritto/

Il Mucchio Selvaggio come precursore

Al Mucchio si affiancarono presto altre riviste e il concetto di fanzine scolorò verso qualcosa di più professionale. Ognuno dei nuovi soggetti trovò una sua vocazione particolare. Generalizzando, Rockerilla fu la voce della wave inglese, L’Ultimo Buscadero (nato da un furioso dissidio fra i due fondatori del Mucchio) si occupò di tutte le le declinazioni della musica americana. Il Mucchio Selvaggio restò il più irredento. Finì per essere la cassa di risonanza delle imprese di Bruce Springsteen e si preparò a cambiare faccia e orizzonti moltissime volte, perché, a onor di verità bisogna riconoscere a questa rivista picchi di eclettismo ineguagliabili.

Di tutte le testate nate fra ‘70 e ‘ 80 è stata la sola ad accostare letteratura, fumetti, cinema e soprattutto politica. Lo ha fatto con un piglio sovente provocatorio e alle volte anche un po’ autolesionista. Unico magazine a modificare la sua periodicità e a tentare con molta incoscienza di essere all’altezza delle riviste anglo-americane, unico ad affrontare monografie con un supplemento trimestrale dedicato alla storia del rock, il Mucchio ha anche raccolto intorno a sé parecchie delle firme più importanti fra chi si occupa di musica e anche di cinema in Italia.

A scuola da John Vignola | Mucchio Selvaggio

Un commiato inadeguato

Un commiato come quello che leggiamo sul sito del Mucchio, repentino e perentorio, quasi anaffettivo, permette anche di sottolineare gli aspetti meno radiosi di questa rivista. A fronte del suo già citato eclettismo ci sono state molte grossolanità, una cattiva cura editoriale, progetti entusiasmanti più sulla carta che nei fatti.

Getto la maschera: il Mucchio Selvaggio è stato il luogo in cui ho imparato moltissime delle cose che mi fanno ancora compagnia. Quello in cui ho litigato di più. Quello in cui sono nate amicizie che vanno al di là della mia relazione con questa testata.

Il dolore per la perdita di una rivista che mi piaceva come lettore più che come collaboratore è stato consumato tanti anni fa, prima di smettere di scriverci. Oggi, la vera tristezza sta nel suo certificato di morte. Un certificato che è così avvilente da non permettere a tutti quelli che con questa rivista hanno scoperto nuove finestre dell’immaginazione di avere un vero numero di addio. Un ultimo documento che avrebbe scaldato il cuore e anche compiuto un ciclo per la storia dell’editoria musicale in Italia.

Andarsene così non vale e soprattutto è troppo in linea con la parte oscura di una rivista a cui abbiamo voluto parecchio bene.

A scuola da John Vignola | Mucchio Selvaggio RIP

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Ammiratissima voce radiofonica di Rai Radio 1, John Vignola è anche autorevole esperto di musica. Ha collaborato per anni con riviste quali Rockerilla e Mucchio Selvaggio, oltre a occuparsi di rock e dintorni per diverse testate “generaliste”. Faticherebbe a vivere felice senza i Beatles.

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