The Dream Syndicate, Mojotic Festival, 26 giugno 2018.
Una formazione esperta, tonica, con un chitarrista intenso come Jason Victor e la ritmica compatta di Dennis Duck e Mark Walton. E poi c’è il bel campionario di tastiere di Chris Cacavas. Però i Dream Syndicate sono Steve Wynn. Lo si capisce quando entra in scena un attimo dopo i compagni e sono in tanti a urlare “Steeeeeeve”.
L’anti-rockstar Steve Wynn
Eppure Wynn non è una rockstar. Volendo è un’anti-rockstar. Un tipo gentile, colto, elegante nei modi anche sul palco. Uno che stringe la mano agli spettatori delle prime file e dice a quelli sulle gradinate dell’Arena Conchiglia: “Se venite qui davanti è una gran cosa. Ma anche se state lì va bene”.
Diciamo che Wynn è il mito del rock ma anche il vicino di casa con cui ci si scambia i dischi in vinile. Sul palco è sia frontman sia cantastorie elettrico che vuol far sentire bene i suoi racconti. Racconti che tratteggiano un’America – e certi suoi abitanti – da incubo piuttosto che da sogno. Succede, ad esempio, con pezzi come l’antica Armed With An Empty Gun o la recente 80 West. Ma anche la superclassica The Days Of Wine And Roses viene narrata con molto cura verbale. Ecco dunque che in alcuni momenti risulta spontaneo accostare Wynn a nomi a lui in apparenza poco affini come Jeffrey Lee Pierce dei Gun Club e persino Nick Cave. Solo che lui rispetto a Cave e al povero Jeffrey Lee è uno che sorride.
I Dream Syndicate e la loro psichedelia mutevole
Chiaro che la dimensione sonica preponderante dei Dream Syndicate resta la psichedelia, sia quella poderosa – fra Quicksilver Messenger Service e Neil Young – di How Did I Find Myself Here sia quella più quieta di Forest For The Trees. Una dimensione cangiante che fu la caratteristica del Paisley Underground (ammesso che sia mai esistito).
In una scaletta che prevede alcune variazioni da una data all’altra non può mancare la “hit” (sempre commovente) Tell Me When It’s Over e molto materiale del lavoro più recente, How I Did Find Myself Here, a testimonianza di un ritorno sulle scene che non è nostalgia ma voglia di ripartire sul serio. E se è un peccato non sentire Still Holding On To You o Medicine Show, verso la fine arriva la sorpresa della misteriosa, suadente Merritville e si è contenti lo stesso.
Un gruppo che si chiama Dream Syndicate a due passi dal mare in una notte di luna piena. C’è della magia in tutto questo.
Hai scritto le cose che ho pensato anche io da spettatore e fan. Steve Wynn lo rivediamo con Cacavas questo autunno al Bloser. Grazie Antonio