John Vignola, Quentin Tarantino e C’era una volta a… Hollywood
Quanta amarezza, fra le pieghe di C’era una volta a… Hollywood. E non perché, fin dal titolo, ci si immerge in un tempo lontano per no,i ma vicinissimo nell’immaginario collettivo, quello che annoda pace e amore con guerra e morte nella cultura occidentale quasi contemporanea. L’amarezza è soprattutto una sensazione estetica, perché nelle vicende che fanno da contorno al massacro di 10050 Cielo Drive (1) Quentin Tarantino sceglie, appunto, di raccontare soprattutto la cornice. Così facendo, ci immerge in un quasi inarrivabile esercizio di stile, dove si mettono in fila riferimenti musicali, telefilmici e, ovviamente, cinematografici.
Tarantino raffigura un mondo ormai perduto
Il vero traguardo di questa pellicola è proprio raffigurare un mondo perduto in cui tutto è più semplice e condivisibile; dalla musica, per esempio quella di Paul Revere & the Raiders (i veri protagonisti della colonna sonora), alle relazioni umane e artistiche nella California di fine 60. Un luogo che diventa un Eldorado mica troppo raccomandabile o semplicisticamente “buono”, ma ben riconoscibile e soprattutto narrabile. Insomma, Once Upon a Time in… Hollywood sembra suggerirci che il cinema può raccontare soltanto le storie classiche. Le storie di un passato in cui esistevano ancora i generi, l’industria e lo star system hollywoodiano funzionavano a pieno regime e il rock e il pop definivano il mondo come mai prima e mai più dopo.
Eccellenti attori in C’era una volta a… Hollywood, ma il problema è proprio Tarantino
Le grandi performance degli attori principali, l’impressionante somiglianza fra loro e i personaggi che interpretano, la ricostruzione meticolosa – anche nelle trasgressioni – di un periodo che è rimasto scolpito nella memoria rischiano di rendere la storia di Rick Dalton (Leonardo DiCaprio) e del suo stuntman Cliff Booth (Brad Pitt) l’ennesimo canto del cigno per le possibilità espressive della Settima Arte.
Quentin Tarantino è forse il regista che potrebbe dare, per qualità, tecniche narrative e artistiche un impulso rilevante al cinema che verrà. Invece, si limita a divertirsi e divertirci descrivendo a suo modo la storia che ci ha fatto innamorare delle canzoni, del cinema western e dei telefilm e che oggi purtroppo è uno spazio sempre più vuoto.
(1) La notte dell’8 agosto 1969 alcuni adepti della “Family” di Charles Manson si introducono nella villa al numero 10050 di Cielo Drive, sulle colline di Bel Air. Qui uccidono l’attrice Sharon Tale, moglie del regista Roman Polanski, e altre quattro persone. L’evento è anche noto come strage di Bel Air.
(2) Gruppo statunitense fra pop e rock di grande successo nel periodo 1966-1969.