https://youtu.be/gaarT95wnmw

Un ricordo di Gian Franco Reverberi, scomparso l’8 gennaio 2024, all’età di 89 anni.

Non esiste un qualche disco davvero importante su cui figuri da titolare il nome di Gian Franco Reverberi , al più si possono trovare, con fatica, alcune colonne sonore. Eppure parliamo di uno dei personaggi decisivi per la nascita e lo sviluppo della canzone d’autore italiana. E nella sua incredibile vita artistica c’è anche molto altro.

Gian Franco Reverberi e la rivoluzione musicale di fine anni ’50-inizio anni ’60

A fine anni ‘50, nella casa genovese dei fratelli Gian Franco e Gian Piero Reverberi si incontrano giovanotti di belle speranze dai nomi destinati alla celebrità: Luigi Tenco, Bruno Lauzi, Gino Paoli. A volte si univa al gruppo Fabrizio De André e in qualche occasione si faceva vedere anche uno strano livornese, Piero Ciampi. Gian Franco suonava pianoforte e vibrafono, ma soprattutto era un grande arrangiatore e direttore d’orchestra. Ancor di più era un grande catalizzatore ed elaboratore di idee. Viveva immerso nella musica, in ogni tipo di musica. Non solo la canzone d’autore, dunque, ma anche il pop e il  jazz, il rock’n’roll  e le musiche da film. Fu con questi elementi che contribuì a smantellare il romanticismo cuore-amore propagandato da Nilla Pizzi e Luciano Tajoli. Una volta trasferitosi a Milano a lavorare per la Ricordi, convocò in città i suoi talentuosi amici, prese contatti con il meglio della scena sotterranea locale (su tutti Enzo Jannacci e Giorgio Gaber) e cambiò per sempre l’idea di musica ‘commerciale’ (e il suo rapporto con quella che cominciava a dirsi impegnata) nel nostro paese. 

Le composizioni più note

Non dimentichiamo che alla penna di Gian Franco Reverberi si devono Ciao ti dirò, uno dei primi rock’n’roll italiani ‘autoctoni’ (1958, cantato da Gaber e da Adriano Celentano), Triste sera, strano esempio di ‘jazz autoriale’ (1961, Luigi Tenco) e molte canzoni in stile chansonnier dell’opera prima di Piero Ciampi, quando ancora si faceva chiamare Piero Litaliano. E anche nel momento in cui arriva al Festival di Sanremo da autore e direttore d’orchestra, la sua La prima cosa bella (1970, Nicola Di Bari) ha comunque un respiro internazionale, non a caso diventando un megahit in America Latina. È questa l’epoca d’oro di Gian Franco Reverberi (ricordiamo anche la collaborazione con Lucio Dalla) che negli anni seguenti non smette comunque  di essere musicalmente attivissimo. Poi arriva il grande ritorno.

Il trionfo americano e una rara apparizione pubblica

Uno dei  maggiori successi del 2006 fu Crazy del duo Gnarls Barkley (ovvero il produttore Danger Mouse e il rapper Cee Lo Green), numero uno in Gran Bretagna e in molti paese del mondo, e soprattutto numero due negli Stati Uniti secondo l’autorevole Billboard. Fra gli autori figurano anche i due fratelli Reverberi, giacché la struttura portante del brano proviene da Nel cimitero di Tucson, tema strumentale da loro composto per lo spaghetti western Preparati la bara! (1968). Crazy vince nel 2007 un Grammy Award e alla cerimonia in qualità di premiato è presente un felicissimo Gian Franco.

Nel gennaio 2020 sale sul palco del Teatro Goldoni di Livorno in occasione della serata finale del Premio Ciampi. Si siede al piano e suona magistralmente per pochi minuti. Si tratta di una delle rarissime apparizioni pubbliche di un artista schivo e  poco interessato all’applauso, un artista  senza il quale, però, non ci sarebbe stato il più grande salto in avanti della musica italiana dal melodramma in avanti. Solo per questo dovremmo ringraziarlo tutti.

P.S. Questo è il ritratto ufficiale di Gian Franco Reverberi, ma chi scrive ha avuto modo di conoscerlo in occasione di diverse edizioni del Premio Ciampi e di lui ha solo ricordi belli. Era affascinante ascoltarlo mentre parlava dei suoi amici “Gino, Luigi e Brunin”, oppure forniva di Piero Ciampi un ritratto diverso da quello dell’artista scontroso e triste. E poi c’erano le mirabolanti avventure sudamericane insieme a Nicola Di Bari, tra coprifuoco non rispettati, folle adoranti e impresari rapaci, oppure l’ammirazione  per la professionalità ineccepibile e scintillante degli organizzatori dei Grammy Awards a Los Angeles. Cattiverie mai, giusto qualche giudizio un po’ tranciante, peraltro in perfetto stile genovese. E a questo proposito, che peccato, Gian Franco, non potercelo più ‘remenare’ a vicenda su Genoa e Sampdoria.   

 

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Nello scorso secolo e in parte di questo ha collaborato con Rockerilla, Musica!, XL e Mucchio Selvaggio. Ha tradotto per Giunti i testi di Nick Cave, Nick Drake, Tom Waits, U2 e altri. E' stato autore di monografie dedicate a Oasis, PJ Harvey e Cranberries e del volume "Folk inglese e musica celtica". In epoca più recente ha curato con John Vignola la riedizione in cd degli album di Rino Gaetano e ha scritto saggi su calcio e musica rock. E' presidente della giuria del Premio Piero Ciampi. Il resto se lo è dimenticato.

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