I primi punk italiani.
Alla fine degli anni ’70 il punk arriva anche in Italia, iniziando una difficile convivenza con altri stili musicali. Ma assumendo anche caratteri peculiari e “locali” rispetto alla matrice inglese.
I primi punk italiani non sono capiti più o meno da nessuno. Etichettati come una ridicola ed estemporanea pagliacciata, additati dai fan del prog-rock come “gente che non sa nemmeno suonare”. Oppure giudicati frettolosamente come soggetti ambigui e dediti alla provocazione per la provocazione, se non fascisti. Anche la sinistra rivoluzionaria non li vede di buon occhio ed alcune volte sceglie “l’intervento”. Volano spintoni e altro tra i servizi d’ordine e chi di nero gira vestito. Questa diatriba si rivelerà uno sbaglio clamoroso.
In Italia un punk “impegnato”
Perché molti punk saranno in prima fila nelle lotte del nascente movimento antinucleare. Una situazione “fuori dal coro” avviene in una casa occupata sin dal ’75 a Milano. Ci alloggiano interi nuclei familiari proletari, anarco-sindacalisti, militanti di Lotta Continua, femministe, alcuni aderenti alle organizzazioni della galassia m-l (marxista-leninista) e Cristiani Per Il Socialismo. Qui l’atmosfera è più libertaria che altrove e più propensa al confronto. Ai punk (punx) milanesi viene dato il “benvenuto”.
Nasce l’esperienza del Virus, magnificamente raccontata nel libro Costretti A Sanguinare di Marco Philopat. E così tra concerti autogestiti, gente che arriva da tutt’Italia e dall’Europa, manifestazioni di piazza, diviene in breve tempo, una delle realtà resistenti in una Milano quasi capovolta del tutto ed in preda al riflusso. L’Io, mentre prima era il Noi. Nel ’77 la Harpo’s Bazaar (futura Italian Records) pubblica la musicassetta Inascoltabile degli Skiantos. E’ l’inizio del percorso più originale del “nuovo rock italiano”. Ironia, lanci di ortaggi tra il pubblico e loro, l’annunciare un live che si trasforma, tra lo stupore generale, nel cucinare un piatto di pasta sul palco, si distacca dalle coordinate anglosassoni, tanto che diventa genere. Signore e signori: il rock demenziale. Esce il primo numero de Il Male, un periodico satirico, particolarmente graffiante e che non risparmia nessuno.
Musiche eterogenee
Tra il ’78 e l’80 vengono immessi sul mercato due prodotti diversissimi tra loro, ma dai titoli profetici. Sono l’album 1978: Gli Dei Se Ne Vanno, Gli Arrabbiati Restano degli Area (è l’ultimo con Demetrio Stratos e all’intero c’è un cameo delle Clito, band tutta al femminile, nessuna incisione propria, ma che anche Federico Fellini convocò offrendo loro una comparsata ne La Città Delle Donne) e il singolo Video Killed The Radio Stars del duo synth-pop Buggles (’80). Paiono avvisi di nuove adunate e di altrettanti passaggi di consegna. Tra titoli di giornali che pesano come macigni e la successiva videoclippatura generalista ‘80.
Cambia musica, certo. Ma onore al blues. Che ha tra i suoi portabandiera Roberto Ciotti, la Guido Toffoletti’s Blues Society, la Treves Blues Band, Cooper Terry e Andy J. Forest. A seguirli, un affezionato ed indomito pubblico.
Bologna (punk) rock
Il ’79 è un anno molto variegato e frutto di tutte le avvisaglie degli anni precedenti. La “nuova onda” ha il suo primo Festival di rilievo. E’ “Bologna Rock” a cui partecipano Bieki, Confusional Quartet, Andy J. Forest, Frigos, Gaznevada (ex Centro d’Urlo Metropolitano), Luti Chroma, Skiantos, Windopen. Il tutto è raccolto nell’omonima musicassetta antologica edita dall’Italian Records di Oderso Rubini. Non mancano altre iniziative del genere: Treviso Rock, una giornata di “raccolto punk” alla Palazzina Liberty di Milano ed altro ancora.
Tour italiano di due date (Bologna e Firenze) di Patti Smith. Il movimento la reclama, ma ad organizzare la sua venuta è un’agenzia di spettacoli legata al Pci. Chiaramente la cantante di questa contrapposizione capisce poco o nulla. Anzi, tra una canzone e l’altra e davanti ad un folto pubblico che l’adora, trova spazio per elogiare il Papa.
Demetrio Stratos e gli Area
Demetrio Stratos tiene il suo ultimo concerto al Teatrino della Villa Reale di Monza, all’interno di una rassegna organizzata da Radio Montevecchia. Lo spazio è troppo piccolo, il teatrino è stracolmo. L’ex voce degli Area (e prima ancora dei Ribelli) ha iniziato un percorso sulla ricerca vocale e sembra in ottima forma. Ma da lì a poco, a causa una malattia galoppante, viene ricoverato, bisognoso di cure ben specifiche, con la massima urgenza in un ospedale a New York.
Queste sono costosissime e così diversi colleghi si stringono attorno a lui (Francesco Guccini, Angelo Branduardi, Antonello Venditti, Banco del Mutuo Soccorso, Eugenio Finardi, Venegoni & Co, Giancarlo Cardini, Premiata Forneria Marconi, Carnascialia, Kaos Rock, Tullio De Piscopo e tanti altri). All’Arena Civica di Milano si organizza un concerto per poter pagare tutte le spese. Il pubblico accorre in massa. Ma il giorno prima Demetrio Stratos muore. La kermesse si tiene lo stesso. A chiudere il concerto-omaggio a Demetrio Stratos, sono gli stessi Area che eseguono L’Internazionale.
Continua…