Visioni di gioco: un libro che parla di calcio e (anche) di musica.

Visioni di gioco
il Mulino – 2020

Visioni di gioco – Calcio e società da una prospettiva interdisciplinare (il Mulino, pp. 292, € 26) è un volume a cura di Maurizio Lupo e Antonella Emina che fa proprio ciò che dice il titolo. Si occupa quindi di calcio  sotto forma di 18 brevi saggi di vario argomento. Si va dal tifo al femminile al lessico degli striscioni negli stadi, dal Totocalcio alle playstation, dagli stereotipi culturali del  futebol brasiliano all’emigrazione ligure e il suo contributo alla nascita del calcio argentino. E c’è ancora molto altro.

Calcio e musica: l’Italia

Due sono i titoli  che ci interessano maggiormente. Il primo è  Di pallone e di note. Il calcio nella popular music italiana ed è a firma di Isabella Maria Zoppi. L’autrice ha compiuto un lavoro monumentale selezionando ed esaminando 110 (!!!) brani del periodo 1959-2019. Il risultato è un viaggio nel calcio, nella musica ma anche nella cultura italiana. Oltre a cose classiche tipo Quelli che… di Enzo Jannacci o Una vita da mediano di Liguabue ecco anche il rock  italiano degli Yo Yo Mundi (Chi si ricorda di Gigi Meroni?), degli Statuto (Ragazzo ultrà) o dei Mau Mau (La ola). Con una trasferta all’estero per i Mano Negra di Santa Maradona. Tuttavia il pezzo più incredibile fra quelli citati è l’ormai semi-dimenticata bossa nova di Fausto Cigliano intitolata Ossessione ’70, da riascoltare in ricordo delle notti magiche di 50 anni fa.

 

Calcio e musica: Le isole britanniche

Il secondo contributo per noi significativo s’intitola This is England – Calcio e pop music nelle isole britanniche, che non è finissimo menzionare, trattandosi di un contributo siglato dall’autore di questo pezzo. Tuttavia il testo dovrebbe risultare abbastanza  interessante: più che parlare di canzoni dedicate a campionati mondiali (in genere brutte) o calciatori (poca roba) prova a indagare il rapporto emotivo fra calcio e musica. Per gentile concessione dei curatori, ecco alcuni passaggi del testo.

George Best

“Autentica rockstar in maglietta e calzettoni, George Best,  nato di Belfast in Irlanda del Nord, è colui che porta la rivoluzione degli anni Sessanta nel mondo privo di glamour dei suoi colleghi calciatori: Nobby Stiles senza gli incisivi superiori, Bobby Charlton precocemente spelacchiato, Bobby Moore compassato come un baronetto. Se compagni di squadra e avversari sono in bianco e nero, Best è a colori. In un’inchiesta del 1967 viene eletto personaggio-simbolo dei giovani battendo Beatles e Rolling Stones. Non a caso sono in molti a definirlo «quinto Beatle», unico estraneo al mondo della musica fra i tanti candidati a questo impegnativo ruolo. Come i Beatles, Best è vivace, inventivo, frizzante, va oltre l’ambito in cui agisce e diventa un’icona a tutto tondo – basti pensare che gli fu dedicato l’aeroporto della sua città natale. Il brano  Dedicated Follower of Fashion (1966) dei Kinks, altro gruppo di spicco della British invasion, pare sia ispirato a lui (1) .”

Calcio e rock negli anni Settanta inglesi

“Gli anni Settanta […] ci mostrano nella sua versione più esplicita ed entusiasmante, e talvolta persino autodistruttiva, la triade adrenalina, sudore, birra [ovvero uno dei tratti comuni fra calcio e rock in Gran Bretagna].  Spostiamoci verso luoghi come Wolverhampon, Leeds, Newcastle, Derby. Siamo nel tetro nord industriale e minerario del paese, un’area colpita duramente dalla crisi energetica e da feroci contrapposizioni nel mondo del lavoro. Eppure, per buona parte degli anni Settanta le squadre di queste città competono alla pari con le ricche compagini di Londra, Manchester e Liverpool. Le due arci-rivali del periodo, Leeds United e Derby County,giocano in modo ruspante, con difensori dalle maniere intimidatorie come Norman «Bite Yer Legs» Hunter o attaccanti tracagnotti e rissosi come Francis Lee. Le potremmo definire squadre hard-rock alla Deep Purple oppure pub-rock alla Dr. Feelgood. In questo contesto, una figura assai interessante è Derek Dougan, un nordirlandese dalla lunga carriera nei Wolverhampton Wanderers, fan di rock psichedelico che nel 1968 pubblica un singolo, A Goal for Dougie, di cui peraltro non resta alcuna traccia. Da molti definito  controversial, nelle foto sfodera baffi spioventi che lo fanno assomigliare a Lemmy Kilmister, bassista e cantante di Hawkwind e Motörhead, uno dei personaggi più temibili della scena musicale coeva.”

Il punk e This is England

“Il brano che più mettere in relazione i mondi del calcio e del punk è quello che va considerato come il canto del cigno del punk inglese. This is England dei Clash fornisce un quadro drammatico della Gran Bretagna thatcheriana, ormai diventata un luogo di disperazione e degrado. Il ritornello è strutturato in forma di botta e risposta: «Questa è l’Inghilterra/Possiamo incatenarti alla ringhiera/Questa è l’Inghilterra/Possiamo ucciderti in prigione.  Il verso «Questa è l’Inghilterra» viene cantato da tutta la band con l’enfasi di un coro da stadio, ma a smontare l’entusiasmo patriottico provvede la voce di Joe Strummer che svela i disastri del teppismo e della violenza nelle città inglesi. A un certo punto si ascolta, come interludio, un vero coro di tifosi, remoto, come fosse lontano nel tempo, dai toni quasi sinistri. Ecco dunque calcio e punk uniti nel raccontare un disastro sociale. Per triste coincidenza il pezzo esce nel 1985, l’anno della tragedia  dello stadio Heysel.”

 

 

Più avanti spuntano gli inevitabili Blur vs. Oasis, Morrissey e le sue passioni hooligane e persino Belle & Sebastian e il loro fastidio per il calcio. A conclusione 11 canzoni, più cinque a formare la panchina, tutte a loro modo importanti per il rapporto fra rock e calcio. Ascoltarle di fila è piuttosto divertente.

Prima squadra

Queen, We Are the Champions.
The Clash, This Is England.
Madness, One Step Beyond.
The Pogues & The Dubliners, Jack’s Heroes.
The Kinks, Dedicated Follower of Fashion.
Oasis, Wonderwall.
Gerry & the Pacemakers, You’ll Never Walk Alone.
Lightning Seeds, Three Lions.
Runrig, Loch Lomond.
Morrissey, Munich Air Disaster 1958.
Super Furry Animals, The Man Don’t Give a Fuck.

Panchina

Laurel Aitken, Zigger Zagger.
Norman Greenbaum/Doctor & the Medics, Spirit in the Sky.
Gazza/Lindisfarne, Fog on the Tyne.
Cockney Rejects, War on the Terraces.
Billy Bragg, God’s Footballer.

(1) L’autore del pezzo, Ray Davies, non ha mai smentito né confermato la cosa. Tuttavia Davies e Best si conoscevano ed è probabile che il calciatore abbia contribuito, se non in esclusiva di certo in buona parte, alla creazione dell’indimenticabile personaggio dell’«accanito cultore della moda» (e la parola best ricorre, forse non a caso, nel testo).

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Nello scorso secolo e in parte di questo ha collaborato con Rockerilla, Musica!, XL e Mucchio Selvaggio. Ha tradotto per Giunti i testi di Nick Cave, Nick Drake, Tom Waits, U2 e altri. E' stato autore di monografie dedicate a Oasis, PJ Harvey e Cranberries e del volume "Folk inglese e musica celtica". In epoca più recente ha curato con John Vignola la riedizione in cd degli album di Rino Gaetano e ha scritto saggi su calcio e musica rock. E' presidente della giuria del Premio Piero Ciampi. Il resto se lo è dimenticato.

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