Un concerto intimo per Alasdair Roberts, il 26 maggio a Piacenza
È un Alasdair Roberts accaldato, quello che ho incontrato nel pomeriggio, a spasso tra chiese e palazzi della bella città emiliana. Il suo arrivo è infatti coinciso con un deciso scatto in alto del termometro. Il folksinger scozzese era in compagnia di Max Marchini, titolare della Dark Companion Records (Paul Roland, John Greaves) e responsabile meritorio della venuta di Roberts, complice anche la Fondazione Piacenza e Vigevano. L’auditorium della Fondazione, nel centro storico, si è dimostrato un ottimo sito per il concerto; un’esibizione intima, principalmente incentrata sui brani dell’ultimo prodotto nella già lunga discografia di Roberts, il bellissimo Grief In The Kitchen, Mirth In The Hall.
Composizioni originali si alternano al repertorio folk tradizionale
Voce, chitarra (e una salvietta per ristoro) sono stati gli unici ingredienti dell’intenso set, un meraviglioso esempio della bontà senza tempo del repertorio tradizionale anglofono (sia esso inglese, irlandese o scozzese). Il raffinato accompagnamento alla chitarra, al pari dei grandi che lo hanno preceduto (Nic Jones, Martin Carthy), unito alla voce particolare di Alasdair Roberts, ha dato nuova vita in concerto a canzoni che esistono da due o tre secoli e continuano ad alimentare il genere da almeno cinque decenni. Roberts ha inserito anche alcune sue composizioni, brani più personali, che corrono nel solco del canone, ma trovano riscontri nella pluriennale frequentazione con amici d’oltreoceano come Bonnie Prince Billy e lo scomparso Jason Molina. Nell’esibizione anche tre brani senza accompagnamento, l’ultimo, The Fair Flowers Of Northumberland, un sentito omaggio al padre, Alan Roberts, pioniere del folk revival scozzese assieme al conterraneo Dougie Maclean.