Liam Gallagher @ Palalottomatica

15 febbraio: a Roma sbarca Liam Gallagher.

Quando entro nel parterre del Palalottomatica e mi giro verso destra a guardare il palco quello che vedo, per prima cosa, è la scritta nera su fondo bianco: Rock ’n’ Roll. Subito dopo, a spiegare all’udito il significato delle due parole, una serie di Vox AC30 e un Orange. Come premessa niente male. Mentre aspetto, le casse passano, tra gli altri, gli Who, i Primal Scream, gli Stone Roses, i Thin Lizzy. Il pubblico è già caldo quando si spengono per la prima volta le luci e salgono sul palco i Twisted Wheel. Sono di Manchester. Non male, bella botta, bel tiro. British insomma. Un paio di birre, altre chiacchiere, chissà se Liam è puntuale…boh!

Il Palalottomatica si accende per Liam Gallagher

Liam Gallagher @ Palalottomatica

Ore 21. Spaccate. Buio. L’inno del City. Liam è puntuale. Esce sulla registrazione di Fuckin’ in the Bushes. Parka bianco. La camminata iconica. E chiarisce subito il suo ruolo, sul riff iniziale di Rock ’n’ Roll Star. Lo sento un po’ giù di voce. Incrocio le dita e spero che non accada quanto successo ad Amburgo: concerto interrotto dopo quattro brani. Ma forse è il microfono, chissà, Liam lo getta via e su Halo le cose migliorano. Con Shockwave, il primo singolo del nuovo album, siamo già tutti nella notte del rock ’n’ roll. Sullo schermo passano velocissime le riprese di particolari del live: il battente della cassa, i plettri impilati sugli ampli, i riff sulle chitarre, Liam attaccato al microfono, la testa reclinata di lato. Scorrono brani dal primo album solista (Wall of Glass, Come Back to Me, For What It’s Worth), il pubblico gradisce. Urla e si infiamma. Ma esplode soltanto all’arrivo sul palco di Paul “Bonehead” Arthurs, per il primo blocco Oasis.

Gli Oasis mai dimenticati

Il ritornello di Morning Glory (ma non solo quello) lo cantiamo tutti. Quelli che stonano, quelli che saltano, quelli che non ce la fanno perché già belli andati. Stand By Me mi fa rivedere il film di me e dei miei amici di sempre ancora ventenni. E penso che è uno dei pezzi più fighi e cazzuti degli anni Novanta. O almeno così suona più di vent’anni dopo, nella notte romana. Liam è allegro, non che si sbellichi dalle risate, sia chiaro, ma, tra i mille ‘fuck’ dell’eloquio, questa è la sensazione. Si passa a Once, fresca fresca di video con Eric Cantona, che anche dal vivo è tra i brani migliori del nuovo Why Me? Why Not.

 

 

Ora sullo schermo si vede quasi sempre solo Liam. L’effetto visivo vintage, seppiato o bianco e nero pare esaltare ancora di più il viaggio. Su The River sale sul palco Gene, il figlio che, senza la sfrontatezza del padre, accompagna alla batteria. Poi di nuovo Oasis: di nuovo Bonehead, Gas Panic e la chiusura del primo set con Live Forever. Il Palalottomatica pare venire giù. Gli encore sono densi di nostalgia per chi vide il gruppo di Manchester o pieni di gioia per chi non riuscì a farlo. Acquiesce, Roll With It, Supersonic, Champagne Supernova, Wonderwall, per la prima volta in scaletta nel tour, e Cigarettes & Alcohol. Puro rock ’n’ roll, come la scritta annunciava. Liam regge botta, la band spara un sound che può venire soltanto da quell’isola lì, su al nord.

Liam Gallagher: notte rock al Palalottomatica

E’ passata poco più di un’ora e mezza. In questo tempo brevissimo ho rivisto le chitarre migliori e gli ampli più belli, quelli di cui mi innamorai ragazzino, insieme alle facce da schiaffi e alla vita da strada, che da Manchester giungeva in una città della periferia napoletana. Come per magia, lo sporco e il fango si trasformavano in sound. La stessa magia avvenuta stasera. Con Liam stregone al cospetto del Rock.

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Sono nato quando uscivano Darkness on the Edge of Town, Outlandos D'Amour, Some girls e Blue Valentine. Quasi a voler mostrarmi la strada. Ora leggo, scrivo, suono e colleziono vinili.

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