Niia - II: La Bella Vita NIIAROCCO LLC - 2020

Niia – II: La Bella Vita

Ruud Gullit una volta coniò il termine “sexy football” per spiegare come la sua squadra avrebbe dovuto giocare a calcio. Con Niia (e il suo nuovo II: La Bella Vita) potremmo inventare la definizione “sexy jazz”, se non esiste già. La voce di Niia raggiunge livelli talmente sofisticati da scomodare possibili paragoni con Sade e altre illustri cantanti di passato e presente, persino quando interpreta parti più orecchiabili, moderne e commerciali del suo repertorio come “Whatever You Got” e “If I Cared”.

Niia - II: La Bella Vita
NIIAROCCO LLC – 2020

C’è qualcos’altro che la rende speciale però. Se stai attraversando un periodo buio o ti ritrovi in una di quelle giornate in cui, come si dice in inglese, “la merda incontra il ventilatore” (per spandersi dappertutto), e non hai bisogno di canzoni allegre ma nemmeno di canzoni troppo deprimenti, il mio consiglio è di ascoltare “II: La Bella Vita”. Ti aiuterà a lenire il dolore. Brani come la title track e “Like You Do”, grazie alla loro atmosfera delicata, hanno avuto questo effetto taumaturgico nel mio caso. Niia ti parla con la sua musica quando ti senti giù. I suoi colpi vanno a segno in quella zona di limbo che sta a metà tra la tristezza e una vaga possibilità di ripresa. Come diceva Elton John in “Sad Songs”, “le canzoni tristi significano molto”. Sono onorato di poterle porre alcune domande.

L’intervista con Niia

Niia, iniziamo dall’Italia. Tua madre, di origine italiana, era pianista classica e cantante d’opera. È stato detto che Morricone incontra il Nu Jazz nella tua musica. Qual è il tuo rapporto con la cultura italiana?

Mia madre proviene originariamente da Bussi sul Tirino, in provincia di Pescara. Il mio rapporto con l’Italia è sempre stato molto forte e col passare degli anni ho iniziato intenzionalmente a trarne ispirazione. Gran parte del mio nuovo album è stato registrato in Italia, in uno studio di Lari. Sento di essere veramente me stessa in Italia, non ho preoccupazioni. Come artista hai bisogno di crearti uno stile, un’estetica e io ho deciso di ispirarmi al mio retaggio culturale: dettagli presi dalla casa di mia nonna, i lunghi capelli di mia madre, foto di famiglia, qualsiasi cosa io senta come autentica e vera. Visito regolarmente la mia famiglia in Abruzzo per rilassarmi ed esplorare altre regioni. I miei viaggi più recenti sono stati davvero speciali, da lì ho cominciato a tessere il mio album. I vestiti, le vigne! Ci sono così tante sottoculture, stili, tradizioni, espressioni artistiche e musicali da esplorare. Sono profondamente attratta dalla passione e dalle emozioni dell’Italia. Morricone è il più emozionante di tutti!

La vita è fatta di alti e bassi. Ci sono nei tuoi testi riferimenti a situazioni dove la protagonista della canzone fuma erba o ha bevuto qualche bicchiere di troppo, il che mi ha fatto pensare a Macy Gray. Sembra che nel suo repertorio – e nel tuo – le protagoniste cerchino di allontanarsi da una brutta situazione o da “ragazzi tristi” ma “inciampino”. L’ho azzeccata?

Sì! Sono sempre stata attratta dal lato oscuro. Sono di gran lunga più affascinata da ciò che fa male rispetto a ciò che fa sentire bene. La prima canzone che abbia mai composta si intitolava “sentirsi così giù”. Avevo dodici anni e mia mamma mi guardò e disse “che bambina drammatica! Cos’è che ti butta giù?”. Sono sempre stata estremamente sensibile ed ero solita pensare che non sarei mai stata felice come gli altri. Ma sto scoprendo una nuova luce nelle cose. Penso sul serio che se la tua vita inizia ad essere soltanto fonte di dolore, allora questo è un problema. Un lieve dolore è importante ma è il modo in cui guarisci e cresci attraverso le esperienze a costruire il tuo carattere e la confidenza. So che sembra un cliché ma…la felicità va trovata prima dentro se stessi e poi nel mondo circostante.

Niia-II-LaBellaVita-Cover

Il tuo primo album “I” ruotava intorno a un nuovo inizio. “II: La Bella Vita” riguarda invece più le cose che arrivano alla fine. Cos’hai imparato nel processo?

Rapporti che credevo non sarebbero mai finiti sono invece finiti. Ho imparato che sono di gran lunga più forte di quanto pensassi. Passare attraverso una separazione dolorosa e gestire nel contempo il divorzio dei miei genitori mentre cercavo di completare, da sola, il mio album è stata finora la mia più grande sfida. Ma ho finito l’album, sono ancora qui e continuo il mio processo di guarigione e a trovare pace.

Hai iniziato la tua carriera nell’East Coast degli Stati Uniti, per poi spostarti nella West Coast. Quali sono le differenze nella scena musicale tra est e ovest?

Fare musica nell’East Coast per me ha significato imparare il mestiere, studiare la musica, diventare il miglior musicista che potessi diventare. Ho frequentato lezioni di canto jazz, avevo due insegnanti di pianoforte, studiavo al conservatorio e cercavo costantemente di assorbire quanta più musica possibile. Quando mi sono spostata a ovest, tutto era più orientato all’Industria, il lato dell’intrattenimento nel mondo dello spettacolo. “Farcela”, come si suol dire, e tutte quelle competenze di cui hai bisogno per essere un’artista professionista. Nei primi tempi mi esibivo con le spalle al pubblico, ma ho presto imparato che non era cosa! C’è decisamente più jazz nell’East Coast. Ho comunque sentito dire che ci sono nuovi locali emergenti a Los Angeles dove puoi ascoltare ottimo jazz.

Sei aggiornata sulla scena musicale italiana? Stranamente, mentre ascoltavo “II: La Bella Vita”, continuavo a immaginarmi un duetto tra te e Tiziano Ferro o Cesare Cremonini, due popstar italiane che di recente si sono evolute verso un approccio leggermente più sperimentale.

Ho ascoltato sia Tiziano che Cesare, e adoro quello che stanno facendo! All’inizio tramite la mia famiglia sono stata esposta a musica italiana meno recente: opera, jazz, le classiche canzoni italiane. Solo ultimamente ho iniziato ad esplorare l’incredibile musica italiana dei nostri giorni. Mi piace molto anche la scena techno. C’è così tanto da assimilare!

Niia

Il video per il tuo single del 2013 “Made For You” è stato girato da Tony Kaye, il regista di “American History X”. Ho amato quel film, compresa la straordinaria interpretazione di Ed Norton. Com’è stato lavorare con Tony Kaye?

È stato un sogno surreale. Non ricordo molto perché ero in tensione tutto il tempo. Mai e poi mai avrei pensato che lui sarebbe stato interessato a lavorare con un’artista sconosciuta alle prime armi come me. Ma lui amava quel concept e il brano, e così è successo. Tony è un genio e condivide con me un interesse per il lato oscuro delle cose. È stata una sfida perdere il controllo sulle mie paure e sulla mia mancanza di esperienza. Quando Tony Kaye dice “spogliati” e ti dice di farlo…tu ti spogli e lo fai! Sono orgogliosa di poterlo definire un amico e un mentore per me. Il suo modo di procedere e la sua dedizione al lavoro sono strabilianti. È un vero artista e mi ha insegnato ad essere semplicemente un’artista. Non pensare, crea! Abbiamo trascorso ore intere a divagare, parlando di tutto e di più, dai Beatles a strani culti. Ha una mente selvaggia e mi piace pensare che abbiamo entrambi una folle immaginazione.

La mia ultima domanda è molto intima. Nella tua “intervista italiana” disponibile su YouTube ti si può vedere mentre visiti un cimitero. Ho capito bene che tua madre è venuta a mancare di recente? C’è qualcosa che vorresti dire su come si gestisce la lenta, inevitabile separazione dai tuoi cari?

Sono felice di comunicare che mia madre è viva e vegeta, si gode la sua vita e addirittura alcuni appuntamenti galanti! La prossima volta la porterò con me in Italia e le troverò un moroso italiano😉

La versione originale dell’intervista è disponibile qui.

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Trevigiano di nascita e romano di adozione. Nel maggio 2016 ha pubblicato “Ballando con Mr D.” sulla figura di Bob Dylan, nel maggio 2018 “Da Omero al Rock”, e nel novembre 2019 “Twinology. Letteratura e rock nei misteri di Twin Peaks”.

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