Robyn Hitchcock dal vivo a Genova, 6 febbraio 2020.
Robyn Hitchcock, 67 anni e capelli candidi, rappresenta un ottimo esempio di come si possa essere psichedelici e saggi (un ossimoro?).
Il Robyn Hitchcock psichedelico vive nella camicia Paisley che indossa, in certe improbabili osservazioni fra un pezzo e l’altro (“strano che in questa bottiglia di acqua minerale non ci sia un pesciolino rossi”), in una voce che ha ancora gli slanci in altezza di 30 anni fa. E anche nel senso di trasognato mistero che aleggia nelle sue canzoni, sia le vecchie sia le più recenti. La saggezza sta invece nell’ottima gestione di una situazione a rischio di noia o ripetitività quale il concerto per sola voce e chitarra. Specie da parte di un artista che ha sempre dato molta importanza al gioco delle dissonanze, agli accostamenti sonori strani.
Il repertorio live di Robyn Hitchcock
Chiaro che in questo contesto un pezzo storico quale Madonna of the Wasps perde la dimensione pop fra trascendente e trascinante dell’originale, eppure resta credibile: più malinconica, quasi nostalgica. Un altro classico del repertorio hitchcockiano, Raymond Chandler Evening, sembra persino guadagnare nella sua sobria stesura. Alla prima strofa parte un applauso che s’interrompe subito, quasi per non disturbare, per non perdere neppure una parola di quel breve racconto visio-noir.
Il concerto di Genova (una delle quattro sole date italiane del tour 2020) spazia in 40 di carriera. Si va dai pezzi dell’epoca Soft Boys (Only the Stones Remain o Queen of Eyes) fino a cose recenti quali Virginia Woolf o Sunday Never Comes. Manca giusto qualche classico suonato nelle date precedenti, tipo I Wanna Destroy You.
L’effetto d’insieme è godibile, rincuorante anche se non travolgente quanto a emozioni trasmesse. Ma il pathos, si sa non è la cifra stilistica dell’artista londinese. A volte sembra di sentire un altro compagno di psichedelie anni ’80, Paul Roland. Quando Hitch chiama sul palco la compagna Emma Swfit per cantare con lei qualche pezzo- fra cui la dylaniana Just Like A Woman – il risultato è addirittura troppo ‘normale’. Eppure è molto piacevole vedere come il fu erede di Syd Barrett oggi abbia conquistato questa sua maturità giusto un po’ eccentrica e ricca di stile brit. Anche se il nostro da qualche tempo vive a Nashville (è questa sì che è una stranezza vera).
http://https://youtu.be/VnJdvlOlowU
L’opening act è Emma Tricca
Ad aprire la serata è Emma Tricca, romana trasferitasi molti anni fa a Londra. E’ brava, suona bene la chitarra e, se si chiudono gli occhi ascoltandola, si può immaginare di essere in un folk club di Soho nel 1967. Però i pezzi fuggono via proprio come il fumo di quei locali.