Fra tematiche contemporanee e musica anni ’80, Devonté Hynes fa centro
Uscito già da un mese negli Stati Uniti, dov’è stato accolto da recensioni straordinariamente positive, arriva ora anche in Europa il nuovo disco di Blood Orange, alias Devonté Hynes. Freetown Sound è certamente il disco più riuscito e interessante della carriera del londinese (ma dai gusti molto americani) che si è fatto le ossa scrivendo per una quantità di artisti pop, inclusi Florence Welsh, Chemical Brothers, Kylie Minogue. E’ anche il suo disco più smaccatamente retrò nonostante le tematiche affrontate siano spesso profondamente ancorate nella realtà contemporanea, quella che soprattutto in questi ultimi anni attraversa molta musica nera: così in Hands Up, Hynes allude agli omicidi di giovani disarmati negli USA quando canta “Dormi con le luci accese? / Esci con le mani in alto / Togli il cappuccio dalla testa quando cammini”; e in With Him impiega un sample da Black Is…Black Ain’t, documentario del 1994 dedicato alla cultura, alla condizione, alla sessualità afroamericana.
Blood Orange – Freetown Sound
Stupisce allora ai primi ascolti che un bagaglio così pesante sia svolto da una colonna sonora estremamente leggera, i cui riferimenti principali ci paiono gli anni ’80 di Prince, di Michael Jackson (che compare nella foto sulla parete della stanza in copertina), persino di Lionel Richie. Non si tratta di un’ispirazione vaga; Dev Hynes conosce troppo bene la musica per non aver guardato scientemente in quella direzione. Finito però il senso di spaesamento, è indubbio che Freetown Sound abbia molti momenti memorabili: da Augustine a But You (la canzone ‘più Michael Jackson’ fra tutte) a Squash Squash alla già citata Hands Up. Anche se Hynes è certamente il protagonista assoluto del disco, nel quale suona un’infinità di strumenti, è accompagnato da numerose altre voci: ricordiamo almeno Debbie Harry sulla bella E.V.P., ma ci sono anche Nelly Furtado, Empress Of e molti altri/e. Il che aiuta, su un disco che dura quasi sessanta minuti, a non appesantire l’ascolto. Difficile prevedere a chi piacerà questo nuovo Blood Orange: troppo indie per i nostalgici e basta, legati agli originali e poco interessati alle novità, ma anche lontano dalla cosiddetta urban music attuale, rischia di rimanere soprattutto una curiosità per pochi; e sarebbe un peccato perché Freetown Sound è un disco che fa centro in modo inaspettato.
7,8/10