Brandon Flowers The Desired Effect

Brandon Flowers The Desired Effect

Sul terzo brano di The Desired Effect, I Can Change, Brandon Flowers utilizza un sample di Smalltown Boy dei Bronski Beat: ed è una dichiarazione d’intenti, perché tutto il disco è pesantemente immerso in atmosfere ’80s. A volte troppo magniloquenti, come nell’iniziale Dreams Come True, in altri momenti più simpaticamente nostalgiche. Can’t Deny My Love, per esempio, ha un incedere che ricorda un incrocio fra i Pet Shop Boys e i suoi Killers. E difatti al disco contribuiscono nomi come Neil Tennant, Tony Levin e l’ottima ritmica di Carlos Alomar.

Il secondo disco da solista lo porta in una direzione non del tutto dissimile dal precedente Flamingo, ma, sebbene non privo di difetti, sembra un passo avanti nella qualità delle composizioni, uno indietro nell’ispirazione così chiaramente datata. Un altro brano chiave è Still Want You: bella la melodia, splendida come sempre la voce di Brandon, sovrabbondandi  i coretti femminili, le tastiere onnipresenti e quel suono di percussioni inventato da David Bowie per Low e volgarizzato da tutti negli anni seguenti. La conclusiva The Way It’s Always Been ci propone Brandon in una ballata più spoglia e finisce bene il disco; ma il vostro apprezzamento dipenderà dal grado di tolleranza che avete per gli anni 80. Generalmente alto, visto che il disco viaggia forte in molte classifiche.

7/10

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