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I Foals fanno un passo in avanti con Holy Fire.

Holy Fire, il terzo disco dei Foals è presumibilmente destinato a divenire un hit, almeno in Inghilterra, e a segnare una svolta definitiva nella vita del quintetto di Oxford. Affacciatisi sulla scena nel 2008 con Antidotes, i Foals offrivano una formula indebitata con il post-punk dalle tendenze funk-dance e assimilabile almeno in parte alla proposta di gruppi quali Wild Beasts e These New Puritans. Due anni dopo, Total Life Forever prendeva una piega più decisamente pop, lasciando spazio tuttavia anche a brani introspettivi, come il primo singolo Spanish Sahara. Il nuovo Holy Fire è un altro affare ancora, come si capisce dall’ascolto dei due primi brani (se non si calcola il Prelude iniziale) che sono poi anche i singoli. Inhaler e My Number sono infatti entrambi ballabili e dotati di una melodia che entra subito in testa; la produzione è di alto livello e insomma si capisce che i Foals sono ormai pronti a compiere il grande salto e ad affermarsi al di fuori del circuito indipendente.

Non è una critica, perché ai primi ascolti Holy Fire sembra un disco più centrato e omogeneo dei precedenti e, sebbene non tutti i brani siano al livello dei singoli, siamo dinanzi a una band con una personalità e un suono interessanti.

7,4/10

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Mi piace la musica senza confini di genere e ha sempre fatto parte della mia vita. La foto del profilo dice da dove sono partita e le origini non si dimenticano; oggi ascolto molto hip-hop e sono curiosa verso tutte le nuove tendenze. Condividere gli ascolti con gli altri è fondamentale: per questo ho fondato TomTomRock.

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