Le innovazioni di Holly Herndon e Platform.
Stabilito che i settori sonici oggi più innovativi (o quantomeno più avventurosi) sono il rap e l’elettronica e che, nel primo ambito, To Pimp a Butterfly di Kendrick Lamar ha stupito per vitalità e idee, Platform di Holly Herndon poteva esserne il corrispettivo nel secondo. In realtà ci è arrivato solo vicino.
La ragazza di San Francisco lavora tutta di testa stratificando suoni, voci e idee e concettualizzandoli sotto forma di una critica alla contemporaneità (soprattutto al dominio della finanza e delle banche) esposta con strumenti assolutamente contemporanei.
L’approccio è comunque più fiducioso e rassicurante che non fosco, come tempi e umori tenderebbero a imporre, e questa è una cosa apprezzabile. Apprezzabile è anche l’effetto d’insieme che sta, a grandi linee, fra Aphex Twin, Björk e un James Blake con le finestre di casa aperte (e il sole fuori). Al tempo stesso il disco non è quell’impeccabile fusione di intelligenza e fruibilità descritta da molti recensori: Herndon dovrebbe lasciar fluire di più le melodie anziché coprirle subito di suoni e suonetti, così da dare alla sua elettronica dal volto umano il tocco pop che ancora le manca per essere perfetta. Un paio di emozioni a fior di pelle (capita di provarle anche nella Silicon Valley) aiuteranno.
7,3/10