Morrissey-Your Arsenal

Morrissey-Your Arsenal

Morrissey e la politica.

Una volta si credeva che Morrissey fosse ‘di sinistra’. Si sa, la sinistra patrocina i diritti e Morrissey, nelle sue canzoni con gli Smiths, patrocinava i diritti di tutti: degli omosessuali, degli animali, dei ragazzi timidi, delle ragazze sensibili, dei lettori di libri con occhiali spessi, degli inglesi che si lavano e altre forme di disagio sociale. Poi arrivò il primo album da solista con la canzone Bengali In Platforms che più o meno diceva “bengalese, hai l’aria triste e te la passi male e, visto che se la passano male anche gli inglesi, potresti tornartene a casa tua”. Si fece finta di nulla, anche perché nello stesso album c’era un pezzo ‘di sinistra’ auspicante Margaret Thatcher ghigliottinata. I dubbi sul Moz politico ritornarono prepotenti nel 1992 con Your Arsenal, uno dei titoli più belli e controversi della sua carriera solista, ora ristampato in edizione ‘definitive master’.

Morrissey – Your Arsenal: ritorno su un disco storico

E’ questo l’album dell’immersione in mondi che contraddicono tutti quelli descritti in precedenza. I suoni diventano più ruvidi e aspri e rivelano un debito affettivo nei confronti del glam di Marc Bolan e David Bowie (d’altronde produce l’ex Spider From Mars Mick Ronson) così come del rock duro e puro (uno dei due chitarristi è Boz Boorer, proveniente da una band rockabilly, i Polecats, e rock sono le ascendenze di Alain Whyte, autore delle parti musicali di quasi tutti i brani del disco). Sparisce anche la nitidezza di suono di Viva Hate e Kill Uncle in favore di un missaggio scuro e quasi grumoso. Tanta ruvidezza va di pari passo con i contenuti. Intanto il titolo è un coacervo di citazioni e doppi sensi, dall’Arsenal come squadra di calcio alla possibile lettura omo “your arse ‘n all”, mentre la copertina mostra un microfono posizionato davanti alla patta dei pantaloni e saldamente stretto in mano.

Un disco dai contenuti controversi

Poi c’è la trilogia dell’inglesità, il gruppo di canzoni che all’epoca scatenarono le maggiori polemiche, specie ad opera del New Musical Express. Glamorous Glue se la prende con la dominazione cultural-linguistica americana (“Londra è morta”) e fin qui niente da dire, se non che siamo di fronte al classico Morrissey-vecchia zia acida in perenne polemica con tutti, dal lattaio in ritardo alla famiglia reale. I guai veri arrivano subito dopo, con We’ll Let You Know e The National Front Disco: nella prima il nostro assume l’identità di un hooligan calcistico, nella seconda di un giovane neofascista che dichiara orgoglioso “England For The English”.

 

Si può parlare di affascinante mimesi, di attrazione-repulsione verso un mondo rozzo, brutale e stupido che è l’esatto contrario di quello estetizzante e delicato patrocinato fino ad allora (1). Resta il fatto che si tratta di canzoni (tra l’altro molto belle melodicamente) che, per tematiche e articolazione, vanno considerate uniche nel panorama non solo musicale ma anche culturale inglese. E poi, pochi minuti più avanti, ritorna a tranquillizzarci  il Morrissey che vuol bene ai diversi, in questo caso ai sovrappeso, con l’adorabile hit You’re The One For Me, Fatty.

I pregi della ristampa

La ristampa è accompagnata da un dvd che ripropone un concerto del 1991 in quella California tanto vituperata e con un solo brano destinato ad apparire su Your Arsenal. D’altronde Morrissey lo si ama anche perché la coerenza non è il suo forte (e meno male che stavolta non ha cambiato scaletta o sostituito pezzi, come accaduto con le ristampe di altri dischi).

7,8/10

(1) Questi flirt a rischio continuano ancora oggi, come dimostrano gli attestati di simpatia per l’Ukip, partito inglese antieuropeista con connotati xenofobi ma anche omofobi, cosa quest’ultima che Moz sembra non prendere in considerazione. O forse sì, ma non può fare a meno di provocare. E noi ci abbiamo fatto l’abitudine.

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Nello scorso secolo e in parte di questo ha collaborato con Rockerilla, Musica!, XL e Mucchio Selvaggio. Ha tradotto per Giunti i testi di Nick Cave, Nick Drake, Tom Waits, U2 e altri. E' stato autore di monografie dedicate a Oasis, PJ Harvey e Cranberries e del volume "Folk inglese e musica celtica". In epoca più recente ha curato con John Vignola la riedizione in cd degli album di Rino Gaetano e ha scritto saggi su calcio e musica rock. E' presidente della giuria del Premio Piero Ciampi. Il resto se lo è dimenticato.

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