L’esordio di Natalie Prass, da Richmond, Virginia.
Abbiamo già il miglior esordio del 2015? Per Natalie Prass e l’omonimo album si sono sprecati votoni, recensioni scintillanti e paragoni impegnativi. Si aggiunga a questo una vicenda tra il malinconico e il romantico che fa da contorno al lavoro ed ecco pronto il pacchetto ‘musica con qualcosa in più’ in grado di interessare anche i media non specializzati.
Natalie Prass ha 29 anni, è nata a Minneapolis, ha vissuto in Virginia, risiede a Nashville ed è stata tastierista di Jenny Lewis. Un paio d’anni fa un demo di sue canzoni ha attirato l’attenzione di Matthew E. White, ex compagno di studi, nonché personaggio indie molto alla moda. Il simpatico giovanottone sudista è colui che ha creato un mondo sonoro definibile come country-soul trasognato tramite l’album The Big Inner (2012), il gruppo di musicisti chiamato Spacebomb e uno studio di registrazione domestico che porta lo stesso nome.
Si può dire che l’incontro-reincontro White-Prass è stato veramente benedetto dal cielo della Virginia. Lui ci mette i bei suoni in cui archi e fiati si fondono in un insieme solenne e al contempo fluido, lei ci mette una voce una voce nitida, non potente ma dal bel fraseggio e ballate mid-tempo che si snodano precise e lineari così da alleviare le sofferenze amorose raccontate dai testi. L’esito finale ricorda, come si diceva, nomi grossi, e se Diana Ross suona eccessivo (qui la dimensione non è così sofisticata), Gamble & Huff, Curtis Mayfield e Dusty Springfield risultano appropriati e non perdenti.
Insomma un classico istantaneo, il disco facile da definire “senza tempo”. L’unica controindicazione è data da una sensazione di confezionato, di perfettinismo ancor più bizzarra se si considera che non parliamo di personaggi inseriti in qualche grosso circuito commerciale e in cerca del botto da classifica. Per sintetizzare si può dire che tutto è molto bello e limpido, ma niente è emozionante, straziante, travolgente, oscuro.
A questo punto vale trattare la vicenda di contorno citata in precedenza: le canzoni del disco sono state scritte in un arco di tempo di qualche anno e i dolori sentimentali di cui narra sono, diciamo così, da manuale della canzone d’autore. Terminate le registrazioni, Natalie Prass e il fidanzato-coautore Kyle Ryan Hurlbut si sono lasciati e frasi come “il nostro amore è stato un lungo addio” devono avere acquistato per la nostra una nuova pregnanza. Non è carino dirlo, tuttavia Il prossimo album potrebbe, per cause di umana forza maggiore acquistare un’intensità che a questo manca. Basta che Natalie non finisca per vestire le gramaglie perenni di Sharon Van Etten o di Damien Rice.
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