I fan dell’indie pop gioiscono con i Real Estate di Atlas.
Potere della musica: ascolti i Real Estate di Atlas e ti viene in mente un gruppo non di prima schiera e dimenticato da 15 anni almeno, i Felt. Il piccolo miracolo sonico è forse il maggior titolo di merito del terzo album del gruppo del New Jersey. In realtà Atlas è piaciuto molto a molti e si è guadagnato recensioni quasi solo entusiastiche grazie a un indie-pop limpido, fresco, bene articolato, con il giusto tocco di malinconia e referenti alt-trendy tutti belli e gentili, dai Luna ai Go-Betweens, dagli Slowdive ai Felt. Il guaio è proprio questo: nelle canzoni dei Real Estate c’è troppa intenzione e troppo poco lasciarsi andare (un problema comune anche ai più noti Vampire Weekend), troppo acquarello e troppo poco pennarello a punta grossa. Qualcosa di più intenso fa capolino verso la fine (Horizon, bella e avvolgente), però viene voglia di dare a Martin Courtney, cantante e principale compositore del gruppo, un consiglio: chiama “bitch” la tua fidanzata, va a mangiare da McDonald’s, tira sassi ai passerotti. Quando sarai tornato a casa con un occhio pesto, il bruciore di stomaco e il desiderio di versare 1000 dollari alla Lipu del New Jersey comincia a scrivere le canzoni del nuovo album. Visto che con le melodie comunque ci sai fare e il tuo chitarrista Matt Mondanile è bravo e intelligente, creerai il capolavoro dei Real Estate.
6,8/10
P.S. Riascoltati i Felt: in verità con i Real Estate c’entrano così così. Ciò detto, Strange Idol Patterns e l’antologia in due volumi Absolute Classic Masterpieces valgono almeno una ricerca in rete.