A. A. Williams – Songs From IsolationBella Union - 2021

Un secondo disco inatteso per A.A. Williams: Songs From Isolation.

A poco più di un anno di distanza dal suo bell’esordio con Forever Blue, la cantautrice londinese A.A. Williams se ne esce con un secondo album dal titolo che non lascia molti dubbi sulle modalità in cui è stato realizzato, ma anche, forse, sulle motivazioni che vi stanno dietro: Songs From Isolation.

A. A. Williams – Songs From Isolation
Bella Union – 2021

Disco di cover, diciamolo subito; e può sembrare a prima vista strano che una artista emergente, e con un disco d’esordio accolto con molto favore, scelga questa modalità per la sua seconda prova. Ma forse proprio l’isolamento da lockdown in cui il progetto ha dichiaratamente preso forma l’ha spinta a guardarsi dentro, per ricercare magari quegli artisti che hanno avuto una parte importante nella formazione del suo gusto e del suo linguaggio musicale.

Nove classici fra indie, alt-rock e altro

Nove brani che vanno dai Cure ai Pixies, dai Radiohead ai Deftones, da Nick Cave agli Smashing Pumpkins; ma non manca un tuffo nel passato più lontano con i Moody Blues di Nights In White Satin, e neppure nell’industrial metal elettronico dei Nine Inch Nails. Credo però che se ad ognuno dei “coverizzati” venisse chiesto cosa pensa del suo pezzo reinterpretato, tutti potrebbero tranquillamente rispondere parafrasando il modo in cui Trent Reznor replicò a chi gli chiedeva un parere sulla cover di Hurt da parte di Johnny Cash: “quella è una canzone di A.A. Williams”. E questo nonostante nessuno dei pezzi sia stravolto. La “reinterpretazione” dell’artista londinese poggia su un’indole e una sensibilità tutte sue, ma assolutamente rispettose; e sono proprio queste che hanno cominciato ad agire probabilmente fin dalla scelta dei pezzi. Canzoni d’amore: di un amore malinconico quanto tenero, spesso non facile da alimentare e tener vivo in un mondo in cui è difficile vivere.

A.A. Williams – Songs From Isolation: un disco realizzato con poco, ma riuscito

Il disco è chiaramente realizzato “in casa”, con il pressoché unico ausilio di un pianoforte – solo un paio di volte sembra far sommessamente capolino una chitarra e un violoncello – che la Williams suona denunciando la sua formazione di musicista “classica”. È un pianoforte che deve molto a un certo “minimalismo”, tra John Cage e Wim Mertens, e che rifugge sempre da svolazzi virtuosistici più o meno fini a se stessi: si prenda ad esempio, su tutte, la versione di Nights In White Satin – pur fedelissima nella melodia – completamente “asciugata” dai fraseggi barocchi delle tastiere pre-progressive dell’originale.

 

Componente fondamentale del fascino del disco è certamente la voce della Williams. Un voce calda che sa usare tutte le tonalità: che sa passare dal grave all’acuto senza mai diventare stridula e mantenendo il “calore” di fondo anche quando si fa adamantina e quando fa uso del “tremolo”. Difficile trovarle dei paragoni: o meglio, difficile trovarli con una sola delle sue colleghe. A volte PJ Harvey, a volte Lisa Germano, a volte moltissime altre che sarebbe esercizio ozioso e inutile cercare di individuare. Ma forse proprio in questo ricordarne a tratti molte altre sta l’originalità di una voce in realtà abbastanza inconfondibile e particolare.

Se non si sciupa nel crescere, di questa fanciulla sentiremo ancora parlare e, se non fossimo ormai tutti stremati da questo lockdown che ormai ci sembra perenne – pur nelle sue varie gradazioni – ascoltando questo disco verrebbe quasi da dire che non tutto il male vien per nuocere.

A.A. Williams – Songs From Isolation
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“Giovane” ultrasessantenne, ha ascoltato e ascolta un po' di tutto: dalla polifonia medievale all'heavy metal passando per molto jazz, col risultato di non intendersi di nulla! Ultimamente si dedica soprattutto alla scoperta di talenti relativamente misconosciuti.

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