Per Ani Di Franco l’amore è sempre rivoluzionario.
Per molti di noi Ani Di Franco è soprattutto un ricordo primi anni ’90 del XX secolo. Ragazza da barricate per i diritti civili (della donna, in particolare), artista dai modi folk-punk e imprenditrice di se stessa in chiave DIY (pur con un discreto successo mainstream). C’era lei, c’era Michelle Shocked, c’era Phranc. Ma c’era anche la consapevolezza che le sorti magnifiche sorti e progressive del mondo, e in particolare dell’America, stessero andando in guano sotto le presidenze Reagan e Bush il vecchio.
Il messaggio di Revolutionary Love
Ora sono i primi anni ’20 – problematici per usare un eufemismo – del XXI secolo e Ani Di Franco non ha rinunciato a impegno e solidarietà: “Ti farò domande/ Cercherò di capire/ E se mi darai la tua storia/ La terrò fra le mie mani/ Porterò l’amore/ l’amore rivoluzionario”. Si noti, ritornando alle sorti magnifiche e prog di cui sopra, che questa canzone, title-track del nuovo album Revolutionary Love, è stata scritta sotto la presidenza Trump e un ancor più spesso strato di guano.
I mutamenti nella musica di Ani Di Franco
Se quest’idea di amore rivoluzionario contro l’egoismo si può considerare un lungo tratto unificante, a essere cambiata nel corso del tempo è la musica. La lunga permanenza a New Orleans ha certamente contribuito ad ampliare la tavolozza compositiva dell’artista di Buffalo . La già citata Revolutionary Love, ad esempio, ha un elegante andamento soul, e lo stesso vale per Bad Dream, che fa pensare un po’ alla Cat Power di The Greatest e un po’ a Laura Nyro. Ancor più influenzate dai suoni della Big Easy sono Contagious Love (un mambo!) e Do Or Die che disegnano un scenario fatto di vibrazioni pervasive eppure sottotraccia, a volte persino troppo. O forse è che bisogna abituarsi a questa dialettica suoni morbidi-parole affilate.
In tale ottica il momento più emblematico del disco è Shrinking Violet che richiama i sinuosi, eleganti Neville Brothers (sempre New Orleans…) del periodo Daniel Lanois. Ma la storia raccontata non è né elegante né sinuosa: “Mi sei piombato addosso con un coltello/ E hai cercato di uccidermi/ E non aiuta che tu non ricordi nulla/ Non aiuta che tu te ne sia andato”. Come detto, il contrasto con i suoni è forte e può disorientare. Oppure affascinare.
Che futuro per Ani Di Franco?
Dunque Revolutionary Love è un album nobile e partecipe, a volte molto bello a volte troppo trattenuto. D’altronde Ani Di Franco mica può fare tutta la vita la ragazza arrabbiata, a meno che la presidenza Biden non deluda le aspettative leftiste… (Ehi, qualcuno ha detto “probabile”?)
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