Blondshell - Blondshell

Esordio accattivante-spigoloso per Sabrina Teitelbaum in arte Blondshell

Dopo aver avuto a che fare qualche tempo fa con l’album di Hey King! provo quasi una iniziale sensazione di déjà vu. Anche qui un esordio; anche qui una graziosa bionda californiana (Sabrina Teitelbaum) che si cela dietro un moniker; anche qui un susseguirsi di melodie assai accattivanti al primo impatto. Ma le analogie si fermano tutto sommato qui. Qui le “melodie gradevoli” sanno farsi talvolta piuttosto “spigolose”, al servizio di testi che si fanno spesso portavoce delle inquietudini dell’autrice e interprete, che non teme di mettersi a nudo con espliciti riferimenti ad un’infanzia e adolescenza segnate da problemi psico-fisici, non esclusi droga e alcol.

La voce di Sabrina Teitelbaum/Blondshell

Al servizio di queste melodie e di queste tematiche Blondshell mette la sua voce. Una voce molto duttile e talmente personale da essere capace – e non sembri una contraddizione – di richiamarne a tratti alla memoria molte altre: dalla dolcezza tanto cristallina quanto inquieta di Suzanne Vega alla angoscia esistenziale di PJ Harvey, fino a lasciar trasparire ogni tanto sensuali “raucedini” da femme fatale degne di Nico e delle sue epigone, fino a sconfinare nella quasi infantile “malizia” di Lana Del Rey. Il tutto mostrando una capacità di cambiare tono e “registro” all’interno dello stesso brano che ci ha ricordato più di una volta la mai abbastanza compianta e rimpianta Dolores O’Riordan. Una simile capacità si riscontra quasi in ogni brano, ma è particolarmente evidente in Kiss City e Salad.

Un suono classicamente rock

Sotto questa voce e sotto testi a volte crudi, e comunque mai consolatori, il produttore Yves Rothman ha costruito un tappeto sonoro classicamente rock, con qualche quasi impercettibile spruzzatina di grunge qua e là, fondato essenzialmente su chitarra elettrica e batteria. Una chitarra che nel brano iniziale, Veronica Mars, passa da un iniziale accompagnamento martellante a un assolo “nevrotico” e distorto, per poi chiudere il brano con una brusca interruzione. Abbastanza ridotta la presenza di chitarre acustiche e tastiere, usate soprattutto per introdurre i brani almeno inizialmente più “lenti” come la già rammentata Kiss City, Olympus e Tarmac. Fa eccezione la bellissima Dangerous, che chiude il disco, tutta giocata sul duetto fra la voce di Sabrina, qui nel suo registro più “dolce”, e un ripetitivo mantra di acustica su un tappeto di tastiera elettronica. Un vibrafono fa capolino nelle prime battute di Salad, per essere poi quasi immediatamente sovrastato dalla chitarra elettrica e dal basso. Tutto sommato scarso l’uso di strumentazione elettronica, a parte ovviamente quella impiegata per gli effetti chitarristici e la tastiera già rammentata a proposito di Dangerous; pare di sentirne qualche altra nell’incipit di Sober Together e di Joiner. Ma quello che costituisce, a nostro parere, la “cifra” stilistica caratterizzante del disco è una batteria che riesce a essere martellante senza prevaricare, lasciando comunque la ribalta alla voce della protagonista. La quale dal canto suo, oltre ad avere una bella voce e a saperla usare, dimostra di avere qualcosa da dire e di sapere come dirla.

Blondshell - Blondshell
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“Giovane” ultrasessantenne, ha ascoltato e ascolta un po' di tutto: dalla polifonia medievale all'heavy metal passando per molto jazz, col risultato di non intendersi di nulla! Ultimamente si dedica soprattutto alla scoperta di talenti relativamente misconosciuti.

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