Calexico - El Mirador

Con El Mirador torna la trasognata e ‘ballabile’ frontiera dei Calexico

Diciamolo subito: qui non c’è molto di diverso da scrivere rispetto alla recensione di The Thread That Keeps Us, precedente album dei Calexico (con in mezzo la parentesi natalizia di Seasonal Shift).

Joey Burns e John Convertino fanno musica da 25 anni, sono arrivati al decimo album e non sono mai troppo cambiati rispetto all’originaria idea di “musica di frontiera e deserto”. Una frontiera notturna e spettrale, reale ed esistenziale, più fosca che romantica e illuminata perennemente da quella Black Light che dava il titolo a uno dei loro lavori più belli. Se veri cambiamenti non se ne sono registrati dai tempi di Spoke, indiscutibile è per contro l’espansione del suono Calexico che, dal vivo come in studio, ha assunto una dimensione orchestrale dove maggiore è l’apporto della musica latina e dei suo ritmi.

Musica e temi di El Mirador

Dunque El Mirador è un disco ancora una volta ben scritto e benissimo suonato che incanterà eventuali nuovi accoliti e  rassicurerà i fan di vecchia data. Vero anche che qualcuno dirà: sì, va bene, ma è tutto un po’ scontato. Sono punti  di visti ugualmente legittimi e allora diciamo che, per apprezzare davvero El Mirador e farsene avvolgere,  occorre scendere in profondità e, soprattutto, far caso alle parole.

Come molti altri, è un disco nato durante il lockdown e dunque caratterizzato da un’atmosfera più trasognata, volendo psichedelica, rispetto al passato. E questo anche dove i ritmi dovrebbero essere ballabili (Cumbia del Polvo, Cumbia Peninsula). Se poi si presta caso ai testi, si scopre che lEl Burro Song sembra allegrotta e invece racconta una rissa da saloon con ragazza esanime a terra e mandibola fratturata di Jaime suonatore di guitarron. Altrettanto ballabile e altrettanto imprevedibile nella fusione di parole e musica è Liberada che parla di un anziano militante e di lotta per i diritti (come fa da sempre, ma in modo più spettacolarizzato, Ruben Blades). Le liriche più intense son le due firmate dalla cantautrice Pieta Brown e di queste El Paso è la più esplicita a proposito di frontiera: “Sull’altro lato del Rio Grande/ Un tempo tuo padre cantava con il gruppo di tuo zio/ E tu ballavi nella polvere e nella sabbia/Prima con tua madre/ E poi con un’arma in mano”

Pochi sono i pezzi (Harness the Wind, Then You Might See) dove non intervengono le trombe, ormai connaturate al suono Calexico, e dove sparisce ogni traccia di ballabilità ancorché alternativa. Per paradosso sono i più coinvolgenti e cangianti del disco  e forse ce ne sarebbero voluti di più. Però è indiscutibilmente notevole El Mirador e allora, per come va il mondo, bisogna essere contenti anche della continuità senza novità.

Calexico - El Mirador
7,3 Voto Redattore
0 Voto Utenti (0 voti)
Cosa ne dice la gente... Dai il tuo voto all'album!
Sort by:

Be the first to leave a review.

User Avatar
Verificato
{{{ review.rating_title }}}
{{{review.rating_comment | nl2br}}}

Show more
{{ pageNumber+1 }}
Dai il tuo voto all'album!

o

print

“Giovane” ultrasessantenne, ha ascoltato e ascolta un po' di tutto: dalla polifonia medievale all'heavy metal passando per molto jazz, col risultato di non intendersi di nulla! Ultimamente si dedica soprattutto alla scoperta di talenti relativamente misconosciuti.

Lascia un commento!

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.