Omaggio a Philippe “Zdar” Cerboneschi e al French Touch dei Cassius.

Avrebbe dovuto essere occasione di festa, invece l’uscita del nuovo (e ormai ultimo) disco dei Cassius, Dreems, è stata preceduta dalla morte di uno dei due componenti del gruppo, Philippe “ Zdar” Cerboneschi. Persino chi pensa di non aver mai ascoltato i Cassius, in realtà non può essere sfuggito al successo di Toop Toop.
E soprattutto il tocco di Zdar ha benedetto album di band che tutti conosciamo. Phoenix, The Rapture, Franz Ferdinand, Hot Chip, per citarne solo alcune. Proprio di tocco, di French Touch, si parla intendendo un suono che Zdar e Hubert “Boombass” Blanc-Francard hanno contribuito a creare e imporre nel mondo bel al di là della Francia originaria.
Cassius – Dreems
Dopo un penultimo disco, Ibifornia, un po’ troppo carico di ospiti e senza uno stile ben definito, con questo Dreems si può parlare invece di un ritorno alle origini dei Cassius, quelle di 1999. Funky, disco, house, lounge, Balearic beat. Lo annuncia da subito l’introduttiva Summer, e poi Nothing About You. Il singolo scelto è Don’t Let Me Be, con Owlle alla voce. È carina, però con una virata verso il pop più tipica dei Cassius recenti.
Il momento migliore di Dreems è dato invece dalla sequenza di Vedra e Fame: insieme costituiscono un lungo episodio di electro notturna, perfetta colonna sonora per i post-party che viaggiano verso l’alba.
Un disco alterno con sprazzi di genialità
Vero è che nella seconda metà di Dreems, Cassius tirano un po’ i remi in barca. E che magari questo disco non dice niente di davvero nuovo rispetto al canone che loro stessi hanno contribuito a creare. Ma nei suoi momenti migliori, come Vedra e Fame, ricorda perché il mondo li ha amati e tanti li hanno voluti come produttori. È un’eredità tutt’altro che modesta, e se Dreems serve a mantenerla in vita, va ascoltato anche solo per questo.
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