Gli esordienti DEADLETTER stupiscono con Hysterical Strength.
Non mi pare che abbiano ancora una pagina wikipedia, i DEADLETTER, ma l’avranno presto: il loro esordio sulla lunga durata del LP, intitolato Hysterical Strength, non lascia indifferenti e promette bene per la carriera futura. Dopo una manciata di singoli a partire dal 2022, fra i quali si distingue The Snitching Hour, eccoli con un disco che sfiora i cinquanta minuti. Loro sono sei, tre amici dello Yorkshire decisi a far musica – Zac Lawrence (vocals), Alfie Husband (batteria) and George Ullyott (basso) – ai quali si sono uniti, dopo qualche sperimentazione con la line-up, due chitarristi – Will King e Sam Jones – e una sassofonista, Poppy Richler. Oggi sono di stanza nel sud di Londra e ci provano sul serio. Hanno aperto per i Placebo nel tour europeo recente e suonato in numerosi festival. Saranno in Italia, a Bologna e Milano, nel mese di ottobre.
Post-punk e dintorni
Tanto per orientarci, diciamo che con Hysterical Strength i DEADLETTER entrano nel filone post-punk, ma lo fanno con carattere e buona dose di estro. Poiché ‘post-punk’ vuol dire tutto e niente, dal momento che al suo interno si annoverano band dal suono molto differente, i DEADLETTER spaziano all’interno dell’ampia definizione, e in questo il sassofono è sicuramente un’arma vincente; se non avete idiosincrasie speciali per lo strumento, apprezzerete come è suonato: niente di tecnicamente complesso, ma perfetto nell’atmosfera dei pezzi.
Una ritmica bella affiatata, due chitarre nervose, il sax che tiene la linea melodica: molti dei pezzi sono costruiti così, evitando il difetto di alcune band recenti del settore, nelle quali la ritmica mid-tempo è pressoché una costante. Nei brani dei DEADLETTER i cambi di ritmo e, a tratti, la ballabilità, giungono opportuni a evitare la noia.
I DEADLETTER non sbagliano un colpo
La seconda metà di Hysterical Strength mi piace più della prima, ma andiamo con ordine: i DEADLETTER aprono con Credit to Treason, che non è male, ma è fra i momenti che mi entusiasmano meno, anche se la melodia vagamente orientaleggiante tenuta dalla chitarra e dal sax insieme già intriga.
Più soddisfacente l’abrasiva More Heat! (reminiscenze Gang of Four) seguita dalla già ascoltata Mother, ma ancora meglio va con Bygones, white funk potente. It Flies promette bene per l’esecuzione live, travolgente com’è, ma con la title track Hysterical Strength i DEADLETTER danno la svolta definitiva al disco, portandolo decisamente sopra la media del genere. La successiva Relieved è una canzone che i Franz Ferdinand sarebbero stati contenti di scrivere, e a fronte di tanta incontenibile vivacità il sax su un ritmo lento che apre Deus ex Machina ci introduce al pezzo migliore (forse) di un disco che ormai di momenti buoni ne ha infilati non pochi. Si chiude con l’anthem Mere Mortal, la drammatica Practice Whilst You Preach e la marziale Auntie Christ: bel titolo e altra bella canzone. Ma, come detto, la sequenza finale è magnifica.
Per essere un debutto (nella categoria se la batteranno con gli SPRINTS), Hysterical Strength mostra una qualità della scrittura elevata, e l’esecuzione non sbaglia nulla. L’immagine del cantante, spinta da video che dimenticano un po’ la band, ed è un peccato, non nuocerà ai DEADLETTER dal punto di vista commerciale, ma avrebbero abbastanza qualità per puntare solo o soprattutto su quelle.
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