Con Exit Fabio Caucino si muove decisamente verso il rock
Per il nuovo album Exit, sesto della sua discografia e pubblicato da Zanetti Records, Fabio Caucino ha cercato un deciso cambio di sonorità, soprattutto in confronto al precedente Tutti Morimmo D’Abbondanza. Se quello era prevalentemente acustico, qui predominano i suoni elettronici e rock, con la strumentazione tutta nelle mani dello stesso cantautore, che ha curato anche arrangiamenti e produzione. Scelta che ha dato uniformità ai suoni di un disco dal forte impatto sonoro, in cui Caucino recupera e rivisita alcuni dei brani più belli del suo repertorio e propone nuove convincenti composizioni.
Fabio Caucino riprende in chiave rock quattro canzoni del suo repertorio
Tra le riproposizioni troviamo due brani dal disco Io Cambio, la title track e Verrà il giorno. Per Io Cambio Caucino spinge l’acceleratore sulle sonorità rock del brano, un invito a cercare di cambiare prima di tutto noi stessi, non arrendersi alla stupidità, scegliere di stare dalla parte della legalità contro l’omertà. Soprattutto a non rassegnarsi, per non ritrovarsi poi nel mondo descritto in Verrà Il Giorno (“Verrà il giorno in cui non servirà più studiare, perché l’informazione di un solo canale potrà bastare”). Un vero e proprio atto d’accusa verso la propria generazione (“Ma quale musica ribelle, quale canzone d’autore da consacrare, la mia generazione non ha tempo, non ha parole, non ha pretese di immortalità”). Una rock ballad contro la società dell’omologazione digitale, dalla quale il cantautore torinese prende le distanze (“Quanto mi sento fuori tempo”).
Anche dal disco Tutti morimmo D’Abbondanza l’autore riprende due brani dal tema pesante: La Stessa Storia, posta qui in apertura del lavoro, e Non Una Parola. La prima, qui ripresa con un forte impatto rock, una bella chitarra elettrica, e cantata con la giusta dose di rabbia, descrive un’umanità che cerca di stare a galla tra “offerta e domanda, tra paura e violenza”. Torna un tema caro al cantautore-professore, quello dell’importanza della cultura come arma di difesa dall’ignoranza dilagante e dalla politica senza etica. E non è un caso se da quel disco riprende anche Non Una Parola anche questa in una bella versione rock, un brano dove stigmatizza la povertà di linguaggio dei nostri tempi digitali (“Datemi frasi complesse, un pensiero finalmente libero”), un grido d’allarme contro il surplus omologante di informazioni da internet e tv.
I quattro brani nuovi di Exit
A questi quattro titoli del precedente repertorio, si accompagnano quattro nuove composizioni dove i temi trattati sono ancora quelli della critica sociale, evidente filo rosso scelto da Caucino per questo nuovo lavoro. Rimango Solo è una forte accusa al nostro tempo (“Sono stanco e snervato dall’ignoranza, da un Novecento assopito all’indifferenza”) con un arrangiamento molto curato che quasi lambisce il jazz rock. Ritorna quel suo non sentirsi parte di questa società anche in L’amore Addomestica (Una Volta Sola), ennesima rivendicazione di voler camminare fuori dal coro.
L’autore dichiara il suo sentirsi estraneo, ma lascia anche un filo di speranza e ottimismo nella rock ed elettrica Dipingi L’Anima e nella più lenta Tra Frastuono e Silenzio, confidando nel potere della musica (“Scelgo di sperare che la musica ci possa cambiare”). Chiude il disco l’unico brano lento, il più vicino alla canzone d’autore classicamente intesa, Anima, dove Caucino trasforma in pregevole canzone un testo di Stefano Benni.
Più che alla ricerca di una via d’uscita, di un piano B, con Exit il cantautore torinese sembra voler sperimentare una forma canzone diversa da quelle già utilizzate in passato, raggiungendo una nuova libertà espressiva che potrà dare in futuro ancora altri buoni frutti.
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