In Afterpoem Faten Akaan scegli di comunicare attraverso un’intensa essenzialità.
“Trovo piacere nella musica come linguaggio che suggerisce e suggerisce. C’è un potenziale che vive nelle cose non dette… i significati vanno alla deriva dentro e fuori fuoco… si librano come spiriti. È un album romantico e sincero… di nostalgia di luoghi e persone perduti, pur guardando il mondo con tenerezza e umorismo”. Per una volta prendiamo in prestito le dichiarazioni dell’autrice perché dipingono perfettamente l’atmosfera e le emozioni che si respirano nell’ascolto del quinto lavoro di Faten Kanaan, produttrice e compositrice nata in Germania da una famiglia mediorientale e ora residente a Brooklyn dove ha studiato musica. Afterpoem è interamente composto, suonato, prodotto e mixato dalla stessa Kanaan ed esce per la Fire Records.
Temi e suoni di Afterpoem
Tredici tracce per soli 37 minuti di musica, qui la Kanaan ha lavorato per costruire una filigrana sonora che brilli per essenzialità e abbia al contempo una sua forza emozionale e comunicativa. Evidente il suo approccio minimalista nelle strutture ripetitive utilizzate, ma anche il suo interesse nel creare morbide e avvolgenti linee melodiche e la scelta di avere, attraverso l’uso di synth analogici, un suono elettronico caldo ed empatico. Il risultato è un disco umbratile, in cui prevalgono suoni e sentimenti sfumati, e se veniamo avvolti in un’atmosfera malinconica e struggente, non mancano momenti più luminosi, come in Florin Court col suo organo arioso che sembra librarci verso sacre profondità o nella leggiadria autunnale di Trenchcoat.
Fra i momenti migliori del disco la suggestiva Votive, con campionato un coro di voci angeliche mentre un synth suona come un clavicembalo; qua e là compaiono influenze barocche, creando un’inquieta atmosfera di mistero: il lento progredire verso il silenzio delle onde sonore di La Smorfia, l’ipnotico piano che caratterizza le atmosfere inquiete e ombrose di Ard Dar, l’ambient desolato di Ebla .Stormy Signal chiude l’album con droni di piano su un tappeto di synth metallici che ci lasciano con la precisa sensazione di aver fatto un viaggio dentro le emozioni umane fuori dal tempo e dallo spazio in un intreccio misterioso di sacro e profano.
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