Dogrel, la poesia punk dei Fontaines D.C.

“Dublin in the rain is mine / A pregnant city with a catholic mind”. È questa la frase che apre Dogrel (e la canzone Big), il primo LP dei Fontaines D.C., ed è subito chiaro di cosa si tratta. Quintetto irlandese che gravita intorno a Dublino, e che alla propria terra dedica buona parte dell’esordio. A partire dal titolo, Dogrel, che rinvia a un tipo di poesia popolare. ‘Pub poetry’, come la definiscono loro stessi. La musica è essenzialmente punk della prima ora, ossia melodico e a tinte garage, con suoni secchi e voce fra il cantato e il parlato.
Le influenze dei Fontaines D.C.
I cinque Fontaines D.C. si sono conosciuti a scuola, hanno militato in band differenti e poi si sono ritrovati. Una manciata di singoli sono apparsi per aprire la strada a Dogrel, che adesso li raccoglie tutti per un totale di 11 canzoni e una quarantina di minuti. Quelle che dal punk slittano verso il post sono le più lunghe: sempre frenetiche, rinviano comunque a un’epoca precisa. Molti hanno citato i Fall (che i Fontaines D.C. dicono di aver conosciuto soltanto dopo aver inciso), ma in realtà un brano come Television Screens, condotta dal basso e dalla batteria, ricorda piuttosto i Joy Division della primissima ora.
Le canzoni di Dogrel
Rispetto ai mancuniani, però, i Fontaines D.C. sono più malinconici e meno cupi. Comunque il meglio lo danno quando restano primigeni. I tre minuti scarsi nella migliore tradizione garage-punk di Liberty Belle sono irresistibili: è il tipo di canzone da pogo sicuro.
Perfetta anche la ballata Roy’s Tune, sapientemente posta a metà del disco, decisamente uno dei momenti più riusciti di Dogrel. Diverse delle canzoni sono già accompagnate da video: segno che sulla possibilità di sfondare dei Fontaines D.C. ci si punta, e a ragione, abbastanza. Era successo lo scorso anno con gli Shame, rispetto ai quali i dublinesi offrono però canzoni più immediate e, per chi scrive, decisamente più gradevoli. Chiude Dublin City Sky, fra i tanti omaggi del disco a Dublino quello più diretto, con chiari riferimenti ai Pogues.
Fontaines D.C. – Dogrel: un disco targato 1979
Ma il fatto che il disco rock basso-chitarra-batteria che più mi ha colpita finora nel 2019 potrebbe essere uscito esattamente quarant’anni fa è un segno negativo per lo stato del genere? O forse per i miei gusti? O magari significa solo che un certo tipo di musica diretta (il garage), se suonata con piglio fresco e belle canzoni, mantiene intatto il suo fascino? Che siano domande inutili? Meglio lasciar perdere e riascoltare Liberty Belle.
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