Gaye Su Akyol torna sulla scena internazionale.
A due anni di distanza dal suo fantastico debutto sul mercato internazionale con Hologram Ĭmparatorluğu, ritorna Gaye Su Akyol, pubblicata sempre dalla Glitterbeat. Una delle voci più interessanti e affascinanti della musica turca contemporanea. Una scena molto vivace e ricca di talenti e che di recente è balzata all’attenzione del pubblico internazionale per l’ultimo lavoro dei Dirtmusic, nel quale accanto a Eckman e Hugo Race, apparivano musicisti turchi fra i quali Murat Ertel dei Baba Zula e, voce in un brano, la stessa Gaye Su Akyol.
Per questo suo terzo lavoro (il primo è uscito solo in patria) la cantante e musicista si è rivolta per la produzione all’esperto chitarrista Ali Güçlü Şimşek, che vi ha anche suonato accanto a nomi importanti della scena stambuliota. Fra i quali citiamo almeno, per il ruolo importante che i loro strumenti assumono nel creare il sound dell’album, Görkem Karabudak alle tastiere e Ahmet Ayzit agli strumenti tradizionali come saz elettrico, oud e cumbus.
La fantasia di İstikrarlı Hayal Hakikattiris
İstikrarlı Hayal Hakikattiris, cioè ‘La fantasia coerente è la realtà’, è un lavoro di straordinari spessore e qualità. Gaye Su Akyol crea un suo suono personale grazie alla capacità di usare e far propri riferimenti a tradizioni e stili musicali diversi. Dal surf al flamenco, da Morricone alla psichedelia, dal trip hop al tex mex, inserendoli nella nobilissima tradizione del pop psichedelico anatolico. Con due numi tutelari alle spalle: la leggendaria icona della canzone di protesta e indomita ribelle Selda Bağcan e il grande alfiere della psichedelia turca Barış Manço. Al suo acido stile rimandano le tastiere di Görkem Karabudak, citandole esplicitamente nella fiammeggiante e splendente cover di Hemşerim Memleket Nire, uno dei brani più celebri del repertorio di Manço.
Gaye Su Akyol e İstikrarlı Hayal Hakikattiris simboli della scena turca contemporanea
Siamo davanti a un lavoro eccellente, ispirato e musicalmente riuscitissimo, fiammeggiante e coloratissimo. La voce della Akyol è sensuale, intensa, emotiva e trascinante, degna erede della passionale e melodrammatica tradizione vocale araba. Gli arrangiamenti spaziano scintillanti e fantasiosi su territori musicali diversi. Così la title track che con le tastiere acide, i cambi continui di ritmi e atmosfere, le percussioni rutilanti si rivela un lucente e magnifico omaggio alla fantasmagorica psichedelia turca degli anni Settanta. Mentre l’acustica Bağrımızda Taş si intride di malinconia, con il canto accorato e gli arpeggi dell’oud e del cumbus, tanto da rimandare al fado portoghese.
Laziko è una sorta di blues rock orientale nel quale spiccano gli assolo di saz e le chitarre surf. E Gölgenle Bir Başıma è una sognante e malinconica canzone sul dolore, immersa in atmosfere rarefatte nelle quali si sente l’influenza dei Massive Attack. L’album prosegue fra il flamenco di Şahmeran, gli echi morriconiani e tex mex di Halimiz Itten Beter, i fiati e la psichedelia di Meftunum Sana, in un vortice di emozioni e di bellezza che a volte lascia senza fiato.
Gaye Su Akyol, un’artista scomoda
Quella di Gaye Su Akyol è una voce scomoda nella società turca attuale. Non fa mistero della sua opposizione alla politica governativa e corre seriamente il rischio di incappare nella censura e nella persecuzione politica. Perciò i suoi testi sono metaforici, allusivi, ma non per questo meno forti. Nel libretto del cd troverete anche la traduzione inglese. Ne vien fuori un ritratto di spaesamento (“ci hanno dato il mare e nono sappiamo nuotare”), solitudine e sconfitta (“Ho rinunciato all’esistenza e mi sono aggrappata all’assenza”). Ma è l’arte, il rifugiarsi nella fantasia e nella creatività che ci può salvare, creare entro di noi una realtà che sconfigga il male che c’è nel mondo. Questo è il grido di speranza che ci arriva da Gaye Su Akyol. E se questi sono i risultati quello nella sua musica è un viaggio psichedelico che affrontiamo con grande piacere.
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