Consigli per la recensione di Henryk Górecki – Symphony No. 3.
- M – Cosa stai ascoltando?
- E – Henryk Górecki – Symphony No. 3.
- M – Lo abbiamo…pure con il dvd…
- E – (Non avevo dubbi, penso io). Non l’ho ancora sentito bene, ne so poco, devo scriverne.
- M – È molto particolare, ma leggi prima di che cosa si tratta…
- E – Va bene
Non ho seguito il consiglio. O meglio, l’ho seguito dopo.
Ho messo su le tracce dei tre movimenti, prima di leggerne qualcosa voglio ascoltare, dopo cercherò di capire meglio l’approccio concettuale del compositore. La sinfonia si apre con una tessitura di archi a più strati, in crescendo, i primi suoni sono essenziali, molto cupi e inquietanti. Un intreccio sonoro da cui la sollecitazione che mi arriva subito è la sofferenza. Dopo l’inserimento graduale degli archi con i toni più alti, il movimento diventa più morbido e ondulatorio, lo seguo ad occhi chiusi, il contesto drammatico rimane compatto. È lo spostamento di un’onda che si ricompone, prima si fa strada sinistramente la tempesta, per tornare ad ondeggiare più calma e apparentemente quieta. È la sensazione ricorrente che ho avuto dall’inizio alla fine dell’ascolto di tutta la sinfonia.
Beth Gibbons dei Portishead con la Polish National Radio Symphony Orchestra
L’orecchio, se vuole entrare completamente nel mood, deve restare in attesa senza alcuna impazienza (e infatti sono tornata indietro per riascoltare dei tratti, perché l’impazienza del “dove va a parare” mi ha distratta) per seguire l’onda che arriva con delicatezza alle poche note del pianoforte che introducono la voce di Beth Gibbons dei Portishead. Il canto non è pulito nell’espressione, non come quello di una voce disciplinata e precisa tipica dell’opera, è sussurrante, sottile, ma è proprio la qualità della sua leggera imperfezione a rendere l’atmosfera ancora più drammatica e straziante.
Il momento migliore della Symphony No. 3
Il secondo movimento è quello che preferisco. Si apre in modo diverso, si intravede una flebile luce oltre le nuvole scure, per tornare, ad intermittenza, nell’ombra di colori cupi. Tutto il secondo movimento è un saliscendi tra le due suggestioni. E qui, per me, Beth Gibbons dà il meglio di sé, sul canto dell’Ave Maria che si intreccia a parole scritte sul muro di una prigione da una patriota diciottenne, uccisa dalla Gestapo nel 1944. Brivido.
L’ultimo movimento, il terzo, prosegue con il saliscendi precedente, ripetitività costante, spaziata, che mi suggerisce l’idea di un cuore pulsante, e scopro, dopo, che si tratta di un canto popolare della Slesia “Compianto sul figlio morto”.
E dopo sono andata a leggere…
Nel 1976 Górecki, a 43 anni, compone la Sinfonia no. 3 per soprano e orchestra, ed è proprio del dolore che si parla, la sofferenza delle atrocità vissute dagli esseri umani, purtroppo ancora così attuali. I testi sono cantati principalmente in lingua polacca. Dopo una prima esecuzione in patria, accolta con distacco, la partitura fu ascoltata successivamente e rilanciata in Occidente nel 1992, solo nel Regno Unito si arrivò alle 750.000 copie vendute.
Henryk Górecki – Symphony No. 3 non è di facile ascolto.
Il tema centrale è palpabile in ogni intreccio, ma il contrasto che rimane interessante e che fa di questo disco qualcosa di davvero particolare, è l’accostamento della voce inusuale della Gibbons che porta inevitabilmente a rispecchiare in modo perfetto la disperazione della partitura e del testo. Almeno una volta bisogna provarci.
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