L’impatto con l’ascolto di Holly Herndon – PROTO.

Ho ascoltato più volte, con disciplina, il disco PROTO e non ho minimamente capito l’obiettivo di Holly Herndon. Mi è sembrato, d’impatto, un esercizio di narcisismo elettronico stile kazzenger, poco fruibile e godibile da orecchie “altre”. Ho individuato, seguendo una logica-illogica, che, dietro a un risultato sonoro alquanto strambo, potesse esserci un proposito personale (ammetto che è rimasto incomprensibile fino al momento in cui sono andata a documentarmi).
PROTO: un disco realmente sperimentale
Svelato l’arcano. L’album è stato sviluppato, insieme all’ensemble “umano” della Herndon, con la collaborazione di un programma d’intelligenza artificiale “Spawn”, co-creato dalla Herndon, Mat Dryhurst e lo sviluppatore Jules LaPlace, che è diventato un membro effettivo dell’ensemble con le sue reinterpretazioni sonore. A Berlino sono state realizzate delle vere e proprie sessioni di addestramento dal vivo per Spawn che ha imparato, con l’aiuto di artisti reclutati da Herndon e Dryhurst, a riconoscere e a riprodurre, alla sua maniera, suoni e voci.
Holly Herndon apre nuove strade all’elettronica
Obiettivo della Herndon: rendere la tecnologia meno “disumanizzante”. Il progetto concettuale della sound-artist ambizioso e, indubbiamente, futuristico, può aprire nuovi scenari compositivi all’elettronica sperimentale, inutile negarlo.
Ricapitolando: il proposito sperimentale di ricerca è interessante, il risultato sonoro difficile e parecchio disturbante. Trovo qui è là, nelle tracce, alcuni passaggi ritmici e suggestioni ambient gradevoli. Pochi…
Risultato: nel complesso, per me, rimane ancora lontano da qualcosa che mi farà piacere riascoltare.
Ascoltando PROTO sorge un dubbio di fondo
Scavando ancora un pochino, mi sorge una domanda ovvia. Nonostante sia appassionata di tecnologia e ricerca, ma perché voler “umanizzare” a tutti i costi la macchina? Il nostro quotidiano è invaso, anche in modo stressante, dalla presenza costante della macchina, in qualsiasi forma la si voglia intendere, e con l’avvento del G5 siamo solo all’inizio del processo di sostituzione.
Quale può essere lo scopo effettivo, se c’è uno scopo che non sia solo una masturbatoria speculazione intellettuale, della celebrazione del logaritmo anche in un processo creativo “meravigliosamente umano”? Non sono ancora pronta al Transumanesimo dell’apparato auditivo.
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