Worry è il secondo album da solista per Jeff Rosenstock, eclettico e iperattivo menestrello del post-punk americano (classe 1982). Qui propone con successo una serie di nuovi brani che rappresentano un compendio delle numerose esperienze passate.
Un tipo originale, irrequieto e soprattutto indipendente
La carriera musicale di Jeff Rosenstock prima di questo Worry è davvero densa e articolata. Inizia giovanissimo come frontman della band ska-punk The Arrogant Sons Of Bitches per passare, negli anni zero, al collettivo Bomb The Music Industry. di cui è anche produttore. L’area in cui si agita (parecchio) è quella del punk-rock con uno sguardo all’hardcore. Prima del debutto come solista, nel 2012, prosegue nel suo vorticoso susseguirsi vorticoso di esperienze. Collaborazioni e produzioni fino alla fondazione di un’etichetta indipendente, la Quote Uniquote Records. Nel frattempo prende parte ad altri progetti con gruppi poco noti come The Sidekicks, Hard Girls, Archipelago Shinobu e altri.
Jeff Rosenstock – Worry: un disco pirotecnico
L’ultimo capitolo dell’instancabile ragazzo di Long Island è un disco esuberante, vivace e spassoso. Diciassette tracce in cui Rosenstock dimostra di essere un artista maturo e completo. Diverte e si diverte alternando brani strutturati, articolati e ben arrangiati con momenti di puro cazzeggio disimpegnato. Notevoli a tal proposito i 38 secondi di Pietro, 60 Years Old o il perfetto hardcore-punk Planet Luxury, 30 secondi netti. Worry parte piano: We Begged 2 Explode è un ottimo biglietto da visita. All’inizio spiazza con un incipit delicato e languido per esplodere dopo poco in una fragorosa ballata da stadio di facile presa, con tanto di cori che riappaiono nelle tracce successive. Si procede con Pash Rash e Festival Song, niente di particolare, ma ritmica e alternanza ritornello/strofa non fanno una piega.
I momenti migliori s’incontrano a metà strada: il singolo Wave Goodnight To Me, è corredato da un video grottesco e esilarante. E’ un pezzo che ammicca al facile ascolto, strizza l’occhio al meglio degli anni ’90 e rimane impresso. I Did Something Weird Last Night cambia ritmo pur non perdendo smalto. Il resto è un’opera giocosa con tratti magniloquenti, magari non geniali, ma che rendono Worry un disco da riascoltare con piacere.
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