Dopo cinque anni di silenzio discografico tornano i Justice, il duo francese formato dai talentuosi Gaspard Augé e Xavier de Rosnay, nomi storici dell’electro-pop d’oltralpe. Correva l’anno 2007 quando con il loro primo disco, Cross, raggiunsero un successo tale da essere affiancati ai loro fratelli maggiori: i Daft Punk.
Dall’electro-house più innovativa a un rassicurante vintage
Erano partiti benissimo, dunque. Cross aveva aggiunto un quid in più al french touch facendo ben sperare in un avvenire consolidato e in buona compagnia. Già nel successivo Audio, Video, Disco (2011) si percepiva però una malcelata preoccupazione nel proseguire il percorso iniziale, forse più impegnativo, a favore di un insieme di più facile ascolto, sempre con la tipica impronta elettronica parigina. Il paragone con i Daft Punk comunque reggeva ancora e Audio, Video, Disco venne addirittura considerato da qualche recensore come un’anticipazione di quel successo planetario che fu Random Access Memories.
Woman: una formula sicura e un suono (troppo) collaudato
Ed eccoci a parlare del nuovo e poco entusiasmante capitolo a nome Justice. Woman è un disco composto da dieci tracce che suonano come un già sentito senza scappatoie né guizzi di originalità. L’ammiccamento agli eighties è eccessivo e ostentato e il tutto produce un risultato inferiore alle aspettative. I Justice del 2016, scegliendo soluzioni più conosciute e rassicuranti, lasciano dunque piuttosto perplessi. Le capacità musicali non sono in discussione, ma la scelta di rivolgersi esclusivamente a un pubblico mainstream e abituato al facile ascolto li relega in territori già abbondantemente esplorati non centrando un obbiettivo all’altezza dei fasti di inizio carriera. Certo non mancano alcuni momenti gradevoli. In particolare, il brano di apertura Safe And Sound funziona al primo ascolto. Il resto purtroppo offre quanto basta per raggiungere la sufficienza grazie anche a una tecnica che supplisce alla mancanza d’ingegno.
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