Gioie e problemi dell’essere ‘carini’: Katy J Pearson – Sound of the Morning
Dice Gianfranco Reverberi (uno che ha lavorato con Ciampi, Tenco, Dalla ed è stato campionato da Eminem): “Se qualcuno apprezza la mia musica sono contento. Ma piuttosto che essere giudicato ‘carino’ preferisco mi dicano che faccio schifo”. La frase del Maestro è assai tranciante e forse essere carini non è poi così terribile. Ad esempio l’aggettivo può essere applicato a questo Sound of the Morning (Heavenly) e chissà se la sua autrice, la bristoliana Katy J Pearson, se ne avrebbe a male.
Folk e pop in Sound of the Morning
È un disco che dice molto di sé, ma riesce anche a suonare elusivo. Dichiara un’evidente passione per il folk con vaghissimi tocchi psych e per un certo pop arioso in stile anni ’70, il tutto con una pacatezza di chiara marca inglese (anche perché quasi sparisce il country dell’opera prima Return). L’elusività sta invece in composizioni che provano a essere ‘commerciali’, ma forse si vergognano a mostrarlo in modo troppo plateale. Gli esempi più nitidi sono Howl, Confession, Talk Over Town e soprattutto Game of Cards, con cori corposi e sax quasi alla Baker Street.
La voce di Katy J Pearson
Si deve anche parlare di una cosa che balza subito all’orecchio (e lo addenta, direbbero i malvagi), ovvero la voce, quella che il Times ha descritto come un incrocio fra Kate Bush Dolly Parton. Il timbro è acuto, a volte quasi stridulo, specie nei pezzi acustici dove il referente pare piuttosto Licorice McKechnie, la ragazza scomparsa nel nulla della Incredibile String Band. Dove invece i suoni sono più corposi Katy J sembra non sentire la necessità di sparare troppo alto, forse perché rassicurata dall’abbondante compagnia. Una voce così può piacere oppure infastidire, con eventuali cambi di opinione secondo l’umore di chi ascolta.
Dunque un lavoro ricco di spunti a cui manca il guizzo definitivo, il graffio che lo elevi dal carino di cui si diceva, magari facendogli anche un po’ male. Un momento che pare foriero di sviluppi in tal senso è Storm to Pass, al tempo stesso arcana e fluida, e in grado di fondere le due correnti principali del lavoro, il folk e pop.
D’altronde Pearson ha affermato di non rincorrere il successo immediato per perseguire invece una crescita organica. Le si può dare fiducia.
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