Pet Shop Boys - Nonetheless

I Pet Shop Boys e Nonetheless: quasi 40 anni di carriera e non sentirli.

“Bravi, però sarebbe meglio capire le parole”. Di solito la frase si applica ai cantautori, da Leonard Cohen a Jacques Brel a Victor Jara, tanto per fare qualche esempio classico. Più raro è utilizzarla in ambito pop, per non parlare dei sottogeneri synth pop o dance pop, quasi mai associati alla profondità contenutistica. Eppure funziona benissimo nel caso dei Pet Shop Boys. Sì, proprio gli autori di Paninaro, incuriositi se non ammirati  cantori  di uno dei più vituperati fenomeni di costume anni ’80. Ma attenzione perché, più o meno nella stessa epoca, i loro videoclip venivano diretti da un grande nome alternativo, anzi antagonista, della cinematografia britannica quale Derek Jarman, ovvero tutto il contrario del paninaro.

La continuità sonora dei Pet Shop Boys

Ancora adesso, tanti anni dopo, si può dire che Chris Lowe e Neil Tennant continuano a rappresentarere un felice e quasi unico esempio di equilibrio fra musica ‘leggera’ (ballabile oppure turbomelodica) e testi sovente venati di una malinconia  rigorosamente e riconoscibilmente inglese (la stessa di Lilac Time, Metronomy, Hot Chip…).

Il discorso funziona in modo ineccepibile anche per Nonetheless (x2 / Parlophone), loro quindicesimo album a quattro anni di distanza  dall’apprezzato Hotspot e che poco cambia rispetto al passato nonostante l’arrivo del nuovo produttore James Ford (Arctic Monkeys) a sostituire Stuart Price. Anche se è forse a lui che si deve la scelta di suddividere l’album in due parti abbastanza distinte, più electroballabile con orchestra la prima, più pensosa e trattenuta, ma sempre con orchestra, la seconda.

I testi di Nonetheless

Dunque è tutto molto piacevole e riconoscibile con il valore aggiunto – e qui si ritorna all’assunto iniziale – di testi in cui Tennant si dimostra più che mai abile nel tratteggiare con penna fluidissima ritratti emblematici e brevi storie.  E così abbiamo le celebrità in disarmo in cerca di nuovi appigli per la gloria  (A New Bohemia), la guardia del corpo di uno spiacevole personaggio molto simile a Donald Trump (Bullet for Narcissus), un Oscar Wilde prostrato dopo la carcerazione (Love Is The Law) e un Rudolf Nureyev in fuga  all’ovest (Dancing Star).

Poi c’è New London Boy, brano chiave di quello che gli autori descrivono come un “queer album”, dove il protagonista è un giovane Neil Tennant che, appena arrivato da Newcastle a Londra, scopre  un mondo disinibito per lui fino allora inimmaginabile: “Follow the style/ Plastic and showy / Everyone is dancing to Roxy and Bowie” E più avanti: “A new London boy/ Is everyone gay?”

Forse perché le canzoni sono state scritte durante il lockdown, Nonetheless è un disco che vuole essere accogliente, rassicurante (e ballabile, inutile dirlo) anche quando racconta cose tristi. Essere veterani a volte aiuta.

Pet Shop Boys - Nonetheless
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Nello scorso secolo e in parte di questo ha collaborato con Rockerilla, Musica!, XL e Mucchio Selvaggio. Ha tradotto per Giunti i testi di Nick Cave, Nick Drake, Tom Waits, U2 e altri. E' stato autore di monografie dedicate a Oasis, PJ Harvey e Cranberries e del volume "Folk inglese e musica celtica". In epoca più recente ha curato con John Vignola la riedizione in cd degli album di Rino Gaetano e ha scritto saggi su calcio e musica rock. E' presidente della giuria del Premio Piero Ciampi. Il resto se lo è dimenticato.

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