Klidas – No Harmony

Arrivano dalle Marche i Klidas, al debutto con No Harmony.

Nonostante si siano formati ormai quasi dieci anni fa, i marchigiani Klidas arrivano solo oggi al debutto discografico con No Harmony, registrato nella regione natia ma mixato a Sidney e pubblicato dall’etichetta australiana Bird’s Robe Records. No Harmony – che a dispetto del titolo di “armonia” dentro di se ne ha molta – è un disco quasi esclusivamente strumentale, portato in fondo da una band con una strumentazione che già da sola dichiara influenze e preferenze: chitarra, basso, batteria, tastiere e synth, ma anche, e forse soprattutto, sassofono. Sei brani per circa quaranta minuti di musica nei quali non è difficile rintracciare le fonti di ispirazione della band: dal jazz al progressive, dal rock alla psichedelia e al Canterbury sound per finire con la fusion. E forse proprio di fusion è più corretto parlare: non solo e non tanto in riferimento allo specifico genere, quanto piuttosto al modo piuttosto personale in cui i componenti della band mescolano e fondono insieme i loro “ingredienti” musicali, alternandoli e variandone quantità e proporzioni da un brano all’altro.

Le atmosfere del disco

Si parte con Shores, il brano nettamente più lungo (quasi undici minuti e mezzo) del disco, e nel quale si respira – a mio modestissimo avviso e soprattutto per merito del sax di Samuele De Santis – un’atmosfera che ricorda assai da vicino certi momenti dei Weather Report, pur se “stemperati” nel finale dalla “sfuriata” chitarristica di Emanuele Bury. Simile anche l’impatto del secondo brano, Shine, anche se qui sia il sax che la chitarra alternano momenti “furiosi” ad altri assai più dolci, sempre supportati dal precisissimo basso di Francesco Coacci e dalla martellante batteria di Giorgio Staffolani. In Not To Dissect si alza tra gli ingredienti il dosaggio del jazz e, anche se in misura minore, dell’alt-rock. Arrival inizia in modalità decisamente più soft, quasi lounge, e le tastiere di Alberto Marchegiani, pur mantenendosi molto “discrete”, danno al brano un impronta iniziale che si perpetua sostanzialmente per tutta la durata del medesimo, tracciando un solco nel quale anche chitarra e sax si adeguano senza travalicare.

Nonostante No Harmony sia un disco essenzialmente strumentale, i Klidas aggiungono alcune parti vocali

L’atmosfera lounge è ribadita anche da alcuni interventi vocali, che si configurano più come “strumento” aggiuntivo che come testo vero e proprio, ad eccezione del recitato finale in giapponese dovuto alla voce di Manami Kunitomo e del quale vi preghiamo di non chiederci il significato.

Circular si presenta con accenti quasi “free” richiamati a tratti da certi fraseggi del sax, all’interno però di un seguito che – anche per merito dello stesso sax – a tratti si addolcisce molto andando a rievocare atmosfere che ricordano certi momenti dei Soft Machine, per sfociare però in un “furibondo” finale con sax e batteria a farla da padroni. Quasi “apocalittico” l’inizio di The Trees Are In Misery – e il titolo non contribuisce certo ad addolcire l’impressione – dove l’iniziale riff di chitarra diventa via via sempre più veloce ed ossessivo, sostenuto dall’incalzare della batteria, e dove la “cifra” musicale della band si sposta decisamente sul fronte del rock, pur mantenendo in proporzione minore anche gli altri ingredienti che ne caratterizzano il sound.

Il giudizio

Insomma, ci pare proprio che tutti questi anni di attività live abbiano permesso ai Klidas di perfezionare amalgama e stile e di mettere a punto un loro personale sound che gli ha permesso di presentarsi al debutto discografico con un No Harmony già piuttosto maturo e ben definito.

Klidas – No Harmony
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“Giovane” ultrasessantenne, ha ascoltato e ascolta un po' di tutto: dalla polifonia medievale all'heavy metal passando per molto jazz, col risultato di non intendersi di nulla! Ultimamente si dedica soprattutto alla scoperta di talenti relativamente misconosciuti.

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