Lloyd Cole – Guesswork: canzone elettronica con sentimento.

Il massiccio cantautore di Buxton, Derbyshire, ormai americano a tutti gli effetti, dedito al golf e a certe bevande ambrate, torna con un disco inaspettato ed originale. Di Lloyd Cole, negli anni ottanta, si ricorda il fresco esordio (con i Commotions) di Rattlesnakes, che inaugurò una stabile carriera con rari picchi e molto mestiere.
Gli antecedenti di Guesswork
Dalla lunga lista di produzioni emergono alcune stranezze soniche: una è Selected Studies Vol. 1, la collaborazione con Hans-Joachim Rodelius (Cluster, Brian Eno, Dieter Moebius e molto altro); la seconda è Plastic Wood, disco solista, ma interamente strumentale ed elettronico come il precedente.
Questi due episodi (con altri di minor impatto) rientrano per certi versi nella narrazione di Guesswork, lavoro costruito su una strumentazione totalmente sintetica, nonostante la presenza degli ex-Commotions Neil Clark e Blair Cowan – i due, tra l’altro si ritrovano a suonare assieme dopo ben trent’anni. Il pop raffinato che ha caratterizzato gli eccellenti dischi degli anni ‘00 di Lloyd Cole (Antidepressant, Broken Record, Standards) ne esce comunque bene, raffreddato al punto giusto dalle alchimie elettroniche, come un buon vino da aperitivo…
https://youtu.be/JNXTYSTlFbkhttp://
Lloyd Cole: voce e scrittura colpiscono sempre
La bella ed intensa voce di Cole non è cambiata, solo l’età (e magari i liquidi di cui sopra) la rendono ancora più interessante. Cosa altrettanto importante, le melodie sono sempre deliziose e in grado di farsi ricordare dopo pochi ascolti. E’ questo un dono che appartiene al cantautore da sempre, evidente anche quando spoglia le canzoni del tutto, come nei vari progetti acustici che ha accumulato negli ultimi anni (Radio Bremen: Folksinger Vol. 1, The Whelan: Folksinger Vol. 2, My Austere Demeanour: Folksinger Vol. 3).
Dunque Guesswork è un bel disco di synth-pop, di brani dilatati e densi come l’iniziale The Over Under, oppure robotici e incalzanti come Night Sweats. Superbo il finale con When I Came Down From The Mountain, con echi del Donald Fagen solista, seguito dall’ algida Loudness War, un pastiche ipnotico tra Bono e David Sylvian che funziona perfettamente come commiato.
Be the first to leave a review.