Swimming, ultimo disco per Mac Miller.
Non è solo triste, ma anche un po’ strano dover pubblicare la recensione di Swimming, ultimo (un aggettivo che suona davvero funesto) disco del giovane rapper Mac Miller all’indomani della sua morte. Soprattutto perché la recensione non riesce ad essere completamente positiva nonostante le circostanze. Swimming è uscito ad agosto, recepito positivamente dalla critica. Segue la svolta del precedente The Divine Feminine, maggiormente orientato verso l’r’n’b rispetto ai primi dischi e alla buona prova di GO:OD AM.
I contenuti e i collaboratori di Swimming
Swimming allinea una serie di nomi importanti tra produttori e collaboratori. Ci sono Dev Hynes, Flying Lotus, J. Cole, Pharrell Williams e molti altri. Il tema dominante è il fallimento affettivo dopo la separazione dalla popstar Ariana Grande; ma forse il disco parla in senso più ampio dei limiti e delle sconfitte, nonché dell’accettazione di sé.
La musica di Mac Miller
Mac Miller alterna canto e rap. Il tratto dominante per entrambi è il tono narcolettico che spesso lo caratterizza. Le atmosfere sono raffinate, tra funk e – come detto – r’n’b. I già citati Dev Hynes e Pharrell sembrano i modelli più presenti. Il tono è davvero leggero, un po’ da sottofondo. Non è musica che si impone all’attenzione, questa. Ed è il primo problema. Il secondo risiede proprio nel tono di Mac Miller, troppo monocorde.
Il giudizio su Swimming
Alla fine ci sono anche belle canzoni in Swimming. What’s the Use è piacevole, Self Care atmosferica (e dal video involontariamente agghiacciante), So It Goes una buona chiusura. Si percepiscono la voglia di esplorare nuovi territori e anche le potenzialità di Mac Miller, ma i quasi sessanta minuti di Swimming a tratti possono risultare superflui. Come scrivevo in apertura, spiace concludere così la recensione di un disco che avremmo voluto definitivo in altro senso, e che invece ci si chiede se avrà ancora ascoltatori di qui a qualche anno.
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Vedo che non ci avete preso