The Lemon Twigs - Go To School | Recensione Tomtomrock4AD - 2018

Lemon Twigs: giovani, ambiziosi, improbabili.

The Lemon Twigs - Go To School | Recensione Tomtomrock
4AD – 2018

In una recentissima recensione per questo sito Mauro Carosio affrontava un tema spinoso: quali musiche odierne suonano, appunto, odierne? E si è odierni anche rimaneggiando un glorioso passato?

Il discorso cade a fagiolo ascoltando Go To School dei Lemon Twigs. Un paio d’anni orsono l’opera prima dei due fratellini  di Long Island, Do Hollywood, stupì per il suo citazionismo caleidoscopico che si muoveva fra 1970 e 1982 e che provammo a definire “nostalgia modernista”. A rendere positivo il giudizio d’insieme aiutò il fatto che Brian e Michael D’Addario suonavano comunque freschi e divertenti.

Go To School e il ritorno del concept album

Go To School continua sulla stessa strada aggiungendo un ulteriore elemento di vecchia scuola rock: il concept album. Qui si racconta infatti la storia (non originalissima) di uno scimpanzé di nome Shane allevato da due scombinati genitori umani e dei suoi inevitabili problemi esistenziali. Il suono scelto  per accompagnare la vicenda è più ambizioso e ridondante rispetto all’esordio. Come in una cameretta  da adolescente rimasta sigillata dopo che il suo inquilino l’ha lasciata, in Go To School scintillano a colori improbabilmente vivaci i poster di Sparks, Queen, Meat Loaf e persino Bruce Springsteen (quello di Born To Run).  Spuntano anche tocchi variamente rétro, i musical di Sondheim (il disco è presentato in copertina proprio come musical) e lo yacht rock di Kenny Loggins. E ci sarebbe anche il rock radiofonico dei Foreigner…

Pregi e difetti dei Lemon Twigs di Go To School

Stavolta, oltre ai poster, entrano in scena anche gli eroi in carne e ossa. In primis gli eroi di casa, ovvero mamma e papà D’Addario, entrambi addetti ai lavori del mondo musicale. A interpretare il ruolo del padre adottivo di Shane viene chiamato un indiscusso modello artistico dei due fratelli, Todd Rundgren (alla voce in due pezzi), mentre come ospite alla batteria figura Jody Stephens dei Big Star. E l’omaggio a quella band grande e sfortunata (Queen Of My School) è uno dei momenti più piacevoli e sobri di un disco che in generale fatica a gestire sogni e ambizioni.

Troppe le canzoni. tropp i 58 minuti di durata complessiva e troppo esile, come detto, la storia. Inoltre il gusto per la trovata brillante  fa perdere interesse per la sostanza delle canzoni, sostanza che qualche volta c’è e qualche volta no.  Poi però, come per Do Hollywood, basta guardare i due fratelli con quell’aspetto glam da mercatino dell’usato per trovarli simpatici e concedere loro credito anche per il prossimo disco. Ecco, per ritornare al discorso iniziale, l’essere odierni dei Lemon Twigs sta forse in questo stile da disadattati in controtendenza rispetto a un mondo di suoni e corpi perfetti e di nozze in chiave multimediale. E l’essere ‘contro’, in un modo o nell’altro, è da sempre una delle  cifre esistenziali del rock.

Ah, alla fine della storia lo scimpanzé Shane… No, niente spoiler.

The Lemon Twigs - Go To School
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Nello scorso secolo e in parte di questo ha collaborato con Rockerilla, Musica!, XL e Mucchio Selvaggio. Ha tradotto per Giunti i testi di Nick Cave, Nick Drake, Tom Waits, U2 e altri. E' stato autore di monografie dedicate a Oasis, PJ Harvey e Cranberries e del volume "Folk inglese e musica celtica". In epoca più recente ha curato con John Vignola la riedizione in cd degli album di Rino Gaetano e ha scritto saggi su calcio e musica rock. E' presidente della giuria del Premio Piero Ciampi. Il resto se lo è dimenticato.

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