Mauro Ermanno Giovanardi, per me, resterà sempre e solo Joe e lui sa perché. Accade ora che il nostro decida di farsi scopritore di, oddio, talenti (la parola è ormai legata a eventi tv…) e faccia esordire, con l’etichetta Parola Cantata Dischi (un manifesto programmatico), il grande Martinelli.
![Martinelli Sottoponziopilato recensione](https://i0.wp.com/www.tomtomrock.it/wp-content/uploads/2016/12/MARTINELLI-sottoponziopilato-150x150.jpg?resize=150%2C150)
Spertico su Martinelli perché non fa assolutamente niente per essere piacevole all’ascolto, non disturba con assurde fioriture tonali, non fa il bel canto, non parla d’amore e cuore ma, semmai, quando occorre, urla senza strepitare le sue parole che sono così contemporanee e, al tempo stesso, antiche e futuribili.
Martinelli: un esordio che lascia il segno. Profondo
Il rosso cantautore (ecco, l’ho detto) ha messo insieme un freak show sonoro di personaggi che ci circondano, qualcuno lo vediamo anche allo specchio, e gli ha dato vita vestendoli di umori che passano dal classico, al country barricadero, al tex mex, sino all’elettronica giocosa e sgangherata. Un esordio spaventoso, nel senso che gli inglesi danno a “terrific”: Martinelli non può non evocare una lista di nomi che prendono la pancia: Piero Ciampi, Mauro Pelosi (cercarselo se obliato), il Dalla sino a Roversi ma non oltre, il Rino Gaetano non quello di Gianna ma quello prima, Capossela quando non si parlava addosso, Enzo Jannacci negli anni’ 70 e persino il Paolo Conte prima di diventare icona, a suo dire, snob.
Martinelli è sboccato e consapevole, crudele e artaudiano, orgiastico in modalità intestinale, sofferente ma senza richiesta di altrui pietas. Basta quella che traspare dalla voce, non so quanto volontariamente pasoliniana.
Martinelli – Sottoponziopilato è un disco di poco tatto e grande gusto
Undici canzoni, nessuna esclusa, musicalmente originalissime, impossibile pensarlo a San Remo (scusa Joe…), il che è, per qualcuno, tutto dire. Dove fosse nascosto non è dato di sapere, certo che l’artista ha perfettamente compreso che “trattasi di canzonette”, ma di quelle che non ne puoi più fare a meno. Gli si perdoni la mancanza di tatto, gli si riconoscono l’unicità di gusto.
E poi, citando Kurt Vonnegut in Sudato E Felice, mi ha, definitivamente, fottuto.
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