Paul McCartney - Egypt Station | Recensione TomtomrockCapitol - 2018

Il “fanciullino” Paul McCartney e il suo nuovo disco.

Paul McCartney - Egypt Station | Recensione Tomtomrock
Capitol – 2018

Paul McCartney è l’esempio vivente della trasposizione nella musica popolare della poetica del fanciullino.

Provate voi ad esprimere, dal 1958 ad oggi, attraverso la forma canzone, tutti quei sentimenti che, talvolta, ci vergogniamo persino di confessare a noi stessi perché propri di una infanzia, per taluni, ancora fermamente presente nell’identità.

Dopo questo cappello che rischia di vedermi critico spuntato, torno ai miei fasti: Egypt Station è un disco difficile e Paul McCartney rimane un compositore, in questo caso, tripolare.

Le tante (troppe?) fermate del treno di Egypt Station

Dunque, ci sono 16 tracce, da cui sottraiamo 2 strumentali ambientali citanti i rumori delle stazioni, perché trattasi di un concept che vedrebbe ogni brano come una singola stazione di fermata di un viaggio su rotaie. Restano 14, appunto, fermate, per un terzo evitabili. Le restanti si dividono in diramazioni bucoliche, figlie probabili di serate cajun o di pastorali scozzesi, in omaggi al sodale scomparso nei fraseggi pianistici e in pop songs che più catchy non si può. Ma, d’altra parte, in questo Macca è maestro indiscusso.

Ora la domanda è quella che ci si pone ad ogni uscita. A seconda dei punti di vista, qualcuno si chiede: ma perché continua a comporre e incidere le stesse cose da secoli? Mentre qualcun altro si augura che continui a comporre ed incidere le stesse cose per secoli.

 

Egypt Station è album assolutamente imperfetto (e per questo motivo perfettamente attuale), specie nei tentativi di attualizzazione di un canone che fa dell’essere proustianamente vintage la propria formula di successo transgenerazionale, e mi riferisco a quei brani già costruiti per far fare i cori di risposta negli stadi, dove, ovviamente, continuerà ad esibirsi e a quei brani dove la pericolosa vicinanza a produzioni standardizzate neoradiofoniche ci tolgono il piacere dell’ascolto.

Qual è il “disco della vita” di Paul McCartney?

Paul McCartney , per qualcuno, non ha mai fatto il disco della vita, ovvero quel lavoro che segna la carriera di un artista con perfetta compiutezza e che rimane o diviene pietra miliare. Ha sempre fatto dischi , immagino (anche io, come Lennon) perché aveva voglia di farli, i soldi non gli son mai mancati. E per costruire il suo (o nostro) disco della vita , ciascuno può prelevare dall’immensa discografia  quel che più gli aggrada e farne unica playlist.

 

In Egypt Station, tra meravigliose ingenuità ideologiche, moti di libido tardosenile, minisuite che bignamizzano il passato glorioso, ognuno potrà trovare, però, la canzone che fa per lui. Sempre che riesca a trovare, contemporaneamente un pezzetto di quel bastardo di un fanciullino, se mai c’è stato.

Io son nella schiera di quelli che aspettano già il prossimo disco.

Paul McCartney - Egypt Station
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Qui potete leggere un’intervista di John Vignola a Paul McCartney pubblicata da Tomtomrock nel 2013. 

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Collaboratore per testate storiche (Rockerilla, Rumore, Blow Up) è detestato dai musicisti che recensisce e dai critici che non sono d'accordo con lui e che , invece, i musicisti adorano.

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