Dopo tante collaborazioni, il ritorno di Sampha si intitola Lahai.
Sampha è parte della schiera degli artisti introversi, il che spiega i troppi anni intercorsi fra l’esordio Process (2017) e questo Lahai (Young). Nel frattempo ci sono stati tour e tante collaborazioni (con alcuni fra i nomi più in vista della scena musical, da Kendrick Lamar, a Drake, a Frank Ocean, a Jessie Ware, a Travis Scott), ma sei anni sono tanti per artisti già molto affermati, però almeno servono a creare hype intorno alla nuova uscita, mentre per chi è agli inizi il rischio è che ci si dimentichi proprio del musicista, sebbene almeno la voce di Sampha sia difficile da scordare.
Sampha e il pop contemporaneo
Lahai è il nome del nonno paterno di Sampha, nonché il suo middle name. Process era prodotto dallo stesso Sampha insieme allo scozzese Rodaidh McDonald, aveva vinto il Mercury Prize per il 2017 e poteva contare su un ospite (allora?) importante come Kanye West. Qui invece ad accompagnarlo nella produzione c’è lo spagnolo El Guincho, già accanto a Rosalía. Tuttavia, Sampha è saldamente al comando perché il disco non si discosta troppo da quanto fatto ascoltare sinora, il che un pochino stupisce, perché dopo tanti anni ci si aspetterebbe qualche cambiamento in più, mentre mi pare che Lahai riprenda il discorso pari pari da dove Process l’aveva lasciato. Ci sono elettronica, alt-r’n’b, nu-soul e c’è la bella voce già ricordata.
Sampha – Lahai
Se questo ensemble all’esordio poteva stupire, ora che il pop contemporaneo ha assorbito tanti di questi elementi, Lahai risulta molto ben scritto ed eseguito, ma allo stesso tempo sa di deja-vu. Si vede che l’autore e l’interprete cercano un modo di mettere in musica le emozioni e le esperienze biografico-sentimentali; il risultato nel complesso è felice pur senza includere brani davvero di impatto.
Dove il ritmo si fa un po’ più veloce, come in Only e nel singolo Come Back la canzone in senso tradizionale emerge di più, mentre altrove il disco scorre, intrigante sì, al confine fra tanti generi diversi, però non in grado di lasciare veramente il segno, di incidere in profondità.
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Marina Montesano
Mi piace la musica senza confini di genere e ha sempre fatto parte della mia vita. La foto del profilo dice da dove sono partita e le origini non si dimenticano; oggi ascolto molto hip-hop e sono curiosa verso tutte le nuove tendenze. Condividere gli ascolti con gli altri è fondamentale: per questo ho fondato TomTomRock.
