Luca Giuoco e Tessitore Di Cenere, ovvero l’intensità della sperimentazione.
Poliedrico e significativo compositore di musiche che è riduttivo definir sperimentali, Luca Giuoco colpisce le viscere con questo suo nuovo lavoro e lo fa forte, come le esplosioni che ne hanno ispirato il concept.
Per chi non lo conoscesse Giuoco è l’ anima del blog https://collettivoinconscio.blogspot.com e attraverso il quale ha realizzato CollettivoInconscio vol.1, progetto discografico dove i partecipanti ignoravano l’uno la presenza dell’altro, e quindi promotore/provocatore di una factory virtuale e non solo che coinvolge belle anime della sperimentazione italica.
In Tessitore di Cenere (pubblicato da Materiali Sonori), Luca compone ogni singolo tassello di un’opera che definire materica rende solo parzialmente l’idea, uso il termine soltanto per avvicinare l’ascoltatore ad una esperienza da compiersi in laicamente religioso silenzio in modo da cogliere ogni tangibile all’orecchio sfumatura che avrebbe meritato l’obsoleto metodo di registrazione olofonico.
Genesi e protagonisti del Tessitore Di Cenere
L’ispirazione arriva da una persona che crede di essere reincarnazione di una vittima delle esplosioni di Nagasaki e Hiroshima e il cast che lo accompagna in questo doloroso viaggio vanta i nomi della già qui recensita Rita Tekeyan, del sodale Gianluca Becuzzi, di Antonio Tonietti, Daniele Santagiuliana e di Arlo Bigazzi e Elena M. Rosa Lavita di cui presto leggerete su queste pagine per un progetto che…vabbè non spoilero oltre…
L’ascolto deve necessariamente essere individuale, non trattasi di definire un genere che, in questo caso, si potrebbe definire più musicalmente letterario che propriamente appartenente a suoni noti, a me personalmente son venute in mente le pagine del post bombardamento di Dresda dell’inossidabile Kurt Vonnegut Jr., ma, ripeto, al di là dei miei senili riferimenti, ognuno potrà trovare in queste materie aurali un proprio sentire interiore.
Disco quindi quanto mai contemporaneo ed essenziale per una stagione vissuta pericolosamente come quella che stiamo, spesso in molti inconsciamente, attraversando e quindi colonna non solo sonora per un tempo che si spera non verrà e quindi da ascoltarsi come monito imperituro.
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