Daniela Pes - Spira

Daniela Pes e un memorabile esordio discografico intitolato Spira.

Sono passati mesi dall’uscita di Spira, mesi in cui è cresciuta, ascolto dopo ascolto, la consapevolezza che l’esordio discografico di Daniela Pes è stato davvero uno degli eventi importanti del 2023 musicale. E per fortuna non  sono pochi quelli che ne hanno avuto consapevolezza, anche se molti meno rispetto a coloro che hanno seguito lo scambio di contumelie Morgan-Fedez, ad esempio. Che poi fuori Italia Fedez e Morgan non se li filerà mai nessuno, perché sono propria roba paesana, mentre la musica di Daniela Pes può arrivare ovunque con il suo respiro ben più ampio (e ben più profondo soprattutto). Se si vogliono trovare referenti si possono citare in particolar modo gli  islandesi Sigur Rós e gli inglesi Cocteau Twins, affini a Pes sia nella costruzione di mondi sonori evocativi e trasognati sia nell’inafferrabilità della lingua scelta per il canto: parole inventate, frasi che mischiano idiomi diversi, glossolalie, fonemi perfetti nel diventare suono.

 

Come raccontare Daniela Pes e Spira?

Proprio per questo  risulta difficile convogliare in una lingua  convenzionale le sensazioni suscitate da un’opera ancestrale e moderna, corposa e aerea come Spira. Si rischia di diventare poeti da poco, perdendo il confronto con i poeti veri e soprattutto con la musica ascoltata, oppure di spiegare troppo rendendo razionale una cosa che non pare esserlo troppo (anche se il lavoro di registrazione risulta essere molto pensato, e pensato bene). Arrivando in enorme ritardo sulle altre, questa recensione sa che le sue colleghe hanno parlato di disco da percepire come un flusso (di emozioni, di suoni, di immagini come quelle messe su video per Carme) e questo è indiscutibile.   Tuttavia lungo questo flusso –  blu scuro, se vogliamo dargli un colore incoraggiati dall’immagine di copertina – si incontrano non poche stelle fisse di grande luminosità: la forza evocativa di Illa Sera, l’anima ritmica di Làira, gli incastri fra la chitarra acustica e il synth maneggiato da Iosonouncane nella prima parte di A Te Sola. Già, Jacopo Incani-Iosonouncane, non a caso un altro che fa un uso peculiare della parola cantata, ha un ruolo importante in Spira, essendone produttore, strumentista, co-arrangiatore e co-autore di due brani (senza dimenticare che l’album è pubblicato dalla sua Tanca Records).

Ciò detto e considerando che, per chi scrive,  IRA di Iosonouncane è stato il miglior disco italiano del 2021 e Spira di Daniela Pes lo è per il 2023, c’è da chiedersi quale sarebbero i risultati se i due approfondissero la loro collaborazione…

Daniela Pes - Spira
8,5 Voto Redattore
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Nello scorso secolo e in parte di questo ha collaborato con Rockerilla, Musica!, XL e Mucchio Selvaggio. Ha tradotto per Giunti i testi di Nick Cave, Nick Drake, Tom Waits, U2 e altri. E' stato autore di monografie dedicate a Oasis, PJ Harvey e Cranberries e del volume "Folk inglese e musica celtica". In epoca più recente ha curato con John Vignola la riedizione in cd degli album di Rino Gaetano e ha scritto saggi su calcio e musica rock. E' presidente della giuria del Premio Piero Ciampi. Il resto se lo è dimenticato.

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