Recensione: The Damned - The Rockfield FilesSpinefarm – 2020

Gradito ritorno per The Damned con l’EP The Rockfield Files.

In questo periodaccio devo ammettere che i miei ascolti sono sempre, in qualche modo, permeati da pensieri che non mi consentono mai totalmente di immergermi nella catartica capacità che la musica ha sempre avuto, per il sottoscritto, di astrazione liberatoria da un reale sempre più distopico. Ben vengano invece questi cinque attempati signori che ancora si fregiano, dopo molti cambi di line up, del nome che fu quello di coloro che pubblicarono storicamente il primo 45 giri punk (è tornato pure questo formato ma costano una libbra di carne) ovvero i Damned.

Recensione: The Damned - The Rockfield Files
Spinefarm – 2020

Da Evil Spirits, ultimo lavoro di lunga durata e gran sintesi di tutta la loro storia musicale, tra paraphernalia anni’50, b-movies di mezzanotte e goticate varie, ad oggi, abbiamo avuto la consolazione dell’ennesima antologia definitiva con un inedito e adesso, chi si contenta gode e pure molto, questo EP con 4 pezzi che mi ha finalmente fornito il sollievo aurale di cui tanto ho bisogno. The Rockfield Files nasce con l’intento di tornare a registrare nei luoghi che videro nascere, ad esempio, The Black Album e l’EP Friday The 13th, lavori in cui l’urgenza punk cominciava a stemperarsi, e canzoni con suggestioni stratificate tra psichedelia e il nascente movimento goth prendevano forme e sostanza assai più definite.

Solo quattro canzoni ma di spessore

L’EP offre quindi 4 canzoni maiuscole, l’iniziale Keep ‘Em Alive , con grandissimo spolvero delle tastiere di Monty Oxymoron e schitarrate hendrixiane del Captain Sensibile, si propone subito come un instant classic, con quel refrain beatlesiano (niente da fare, i 4 di Liverpool sono nel DNA di ogni musicista d’Albione) e ha anche uno scopo etico, si parla infatti del rischio dell’estinzione delle api, la quale dovesse avvenire, lo dicono gli scienziati non i dannati e non io, sarebbe dolori per tutto l’eco sistema. La segue Manipulator che sfido a non mettere in loop. La canzone ha tutto quello che rappresenta la band: un tiro da Grande Berta, cori da pub, Vanian al suo top e un potenziale, come singolo, enorme, insomma, ti ritrovi a zompare (vulgo: saltare) sul posto e addio dolori articolari.

 

The Spider and The Fly parte con un caldissimo crooning, la voce di Vanian resta una delle più belle del genere, per poi derivare in un up tempo sixties, siamo vicini alle garage band e di nuovo la macchina del tempo torna in pieno a colpirti, con un Hammond che stabilisce le coordinate spazio temporali. Attenzione, c’è chi può permetterselo senza sembrare nostalgico e c’è chi non può. Loro possono. Conclusione affidata ad una versione leggermente più lunga di Black Is The Night, l’inedito dell’antologia di cui sopra, già nota ma non per questo meno avvincente, con la sua essere cavalcata dark e, contemporaneamente, inno nuovamente influenzato dall’estetica musicale che fu delle bands dei fulgidi anni 60.

Dopo The Rockfield Files, quali prospettive per The Damned?

Ultima nota, dopo l’incisione dell’EP il batterista Pinch, in formazione dal 1999, ha lasciato la band e, considerato l’apporto anche compositivo del soggetto, mi auguro si trovi un più che degno sostituto perché di canzoni così ne ho/abbiamo tanto bisogno…ed è di questi giorni la notizia che a Novembre si terranno 4 concerti con la formazione originale Vanian/Sensible/James/Scabies, operazione che voglio considerare interlocutoria e a cui i nostri son già avvezzi ma temo che per un nuovo album, con questi presupposti, ci vorrà ancora assai.

The Damned - The Rockfield Files
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Collaboratore per testate storiche (Rockerilla, Rumore, Blow Up) è detestato dai musicisti che recensisce e dai critici che non sono d'accordo con lui e che , invece, i musicisti adorano.

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